La diffusione delle tecnologie ICT e di Internet in azienda – insieme al successo dei dispositivi mobili di ultima generazione e la sempre maggiore mobilità di professionisti ed utenti in generale – hanno come logica conseguenza il moltiplicarsi di applicazioni always on come quelle di Mobile Payment. L’istiuto di ricerca TNS e la società di financial market intelligence VRL ne hanno analizzato potenzialità e ostacoli in Italia.
La ricerca è stata presentata in occasione del Prepaid Summit Europe 2010, evento europeo dedicato al mondo del prepagato.
L’indagine a campione ha coinvolto utenti mobili tra i 18 e i 55 anni, proponendo due diversi concept di mobile payment: i pagamenti NFC (Near Field Communication) contactless – presso il punto vendita, avvicinando il cellulare a un POS con richiesta di PIN tipo bancomat, per importi superiori a 20 euro – e i pagamenti Remote – tramite Internet o applicazioni scaricate sul telefonino, con la possibilità di scegliere e comparare prezzi e servizi.
Il 71% del campione preferisce l’NFC, il 59% il Remote, con il 15% che dichiara di non aspettarsi alcun costo aggiuntivo per il servizio.
I risultati dimostrano come il Mobile Payment raprappresenti una reale opportunità per innovare il sistema dei pagamenti. Questo è vero soprattutto per l’NFC, mentre per il Remote la convenienza è rappresentata in particolar modo dalla possibilità di comparazione prezzi.
Tra i primi a cavalcare quest’onda potrebbe essere l’iPhone 5: i rumors della Rete parlano infatti di una futura integrazione dei sensori NFC.
L’indagine individua tre tipologie di destinatari per questo tipo di servizio: i Native Mobile, giovani adulti che già fanno un uso quotidiano del cellulare; i Light banking fans, coloro che ne fanno uso per tutto ciò che riguarda le relazioni con la banca e per sostituire i pagamenti tramite contanti; gli adulti con dimestichezza tecnologica evoluta.
Per i reticenti, la principale preoccupazione è legata alla sicurezza delle transazioni, sarebbe pertanto necessaria un’adeguata informazione sul tema. In più in Italia gli operatori sono perplessi per la frammentazione della filiera distributiva, la mancanza di standard tecnologici e di utilizzo e per la presenza di diversi operatori coinvolti.