L’aria che si respira a Barcellona non è favorevole all’Umts (il 3G); anzi, Martin Zefirosky, presidente e ceo di Nortel, l’ha detto chiaro: ha definito l’Umts finta banda larga. Qualcosa su cui non vale la pena puntare. Nortel infatti ha appena venduto ad Alcatel Lucent la propria business unit Umts, per concentrare tutto sul 4G.
Al 3Gsm, oltre a Nortel, hanno presentato demo di comunicazioni 4G anche Huawei, Ericsson, Fujitsu, Samsung, Nokia-Siemens e la stessa Alcatel-Lucent. Nessuno discute sul fatto che il 4G sia il futuro, insomma. È però un futuro che appare ancora nebuloso, perché sotto questo cappello si intendono diverse tecnologie, che in prospettiva entreranno in competizione diretta.
Cioè il WiMax mobile (adesso standard Ieee 802.16e-2005) e il 3GPP Lte (Long term evolution). Mentre la prima è figlia del WiFi, la seconda deriva più direttamente dall’evoluzione dell’Umts. Sono entrambe però native IP: è certo quindi che l’Internet protocol entrerà, in un modo o nell’altro, sempre più nelle reti mobili, sia a livello di celle per accesso sia nel backhauling (trasporto dati tra antenne).
Le velocità ipotetiche saranno intorno ai 100 Mbps, per il 4G, raggiungibili nel 2010 o poco dopo. In particolare, l’Lte promette fino a 100 Mbps in download e 50 Mbps in upload. Il WiMax mobile va a circa 70 Mbps. Sono velocità da laboratorio, certo, perché la roadmap del 4G è ancora lunga. Nel 2007 dovrebbero uscire i primi terminali WiMax mobili, ma saranno poco portatili: router e home access gateway. Toccherà poi alle schede Pcmia e alle schede madri con chip integrati (sulla scorta del successo degli Intel Centrino). A inizi 2008, promette Nokia, i primi cellulari WiMax mobile.
I test più avanzati sono stati forse quelli di Nortel, al 3Gsm: ha dimostrato il primo esempio di comunicazione WiMax mobile tramite la propria base station, dotata di antenna Ofdm-Mimo. Il test di Nortel ha coinvolto però anche altre aziende, comprendendo due smartphone LG, le schede dati di Kyocera wireless e di Zyxel. Tra i prodotti commerciali, si distinguono invece quelli WiMax mobili presentati da Samsung: l’Ultra Mobile Pc P900 e il palmare-cellulare M8100. Saranno i primi a uscire, nelle rispettive categorie. Saranno in commercio nel corso del 2007, in Corea, perché lì il WiMax mobile è già realtà, anche se sotto diverso nome: il WiBro.
Da noi è venuto invece il tempo dell’Hsdpa, che sta scalzando l’Umts ma che appare già vecchio, poiché è una fase molto intermedia di sviluppo. Hsdpa significa infatti High speed download packet access. “Download”, appunto; va completato con l’Hsupa (“High speed upload packet access”) a formare l’Hspa (High speed packet access), destinato quindi a soppiantare l’Hsdpa nelle reti degli operatori. I quali ora sono chiamati a un particolare sforzo di investimento per continuare ad aggiornare le proprie reti.
L’attuale Hsdpa è appena passato, in Italia, da 1.8 a 3.6 Mbps in download; in upload è a 384 Kbps. La roadmap prevede il passaggio a 5.4 e poi a 7.2 in download; in upload si arriverà a 2 Mbps già da quest’anno. Per il 2008 è previsto il salto a 14.4/5.8 Mbps, velocità già raggiunta in alcune demo al 3Gsm.
La copertura Hsdpa in Italia è ancora inferiore a quella Umts, con la sola eccezione di Vodafone, che ha portato l’Hsdpa nelle stesse zone dove ha l’Umts (pari al 70 per cento della popolazione). 3 copre con l’Umts l’85 per cento della popolazione e con l’Hsdpa il 60 per cento. Seguono Tim e Wind, che non è ancora nemmeno partita con l’Hsdpa.
Tra i prodotti italiani, si distingue il modem Usb di Clic.it (piccolo provider modenese): arriva già a 7.2/2 Mbps e supporta le sim di qualsiasi operatore mondiale. Può raggiungere quelle velocità, com’è ovvio, solo in presenza di una rete Hsdpa adeguata; in Italia si ferma quindi a 3.6 Mbps.
Ericsson, invece, ha presentato al 3Gsm un modulo 7.2/2 Mbps che farà parte delle schede madri dei laptop prossimi venturi (a fine 2007), di vari produttori. Il che apre la porta all’arrivo di nuovi servizi, dove è richiesta molta banda larga mobile non solo in download ma anche (per la prima volta) anche in upload. Per il business, si pensi alle videoconferenze, all’utilizzo di applicazioni condivise da remoto. Per gli utenti residenziali, è l’alba dei servizi web 2.0 su cellulare, per la condivisione e la pubblicazione, via rete mobile, di contenuti auto prodotti.
Il tutto va a braccetto con la piattaforma Ims (Ip multimedia sub-systems), ora individuata dall’industria come congeniale per fornire servizi su standard Ip comuni a tutti i produttori. Per esempio, per la convergenza fisso mobile.
L’operatore francese Neuf Cegetel utilizzerà le soluzioni Ims di Nortel per i propri servizi VoIP convergenti, basati su cellulari WiFi. Telefonica invece utilizzerà l’Ims di Alcatel-Lucent per dare un servizio di presence online ai propri utenti. Sono due annunci della settimana scorsa. L’Ims è insomma destinato a soppiantare, per la propria flessibilità, l’Uma (Unlicensed mobile l’access) e il Sip, nella convergenza, a detta di numerosi esperti (come gli analisti dell’osservatorio di ricerca britannico Heavy Reading).
L’orizzonte è gravato però da un’incognita: che sarà del WiMax mobile, in Europa? Negli Stati Uniti dovrebbe filare liscio: l’operatore mobile Sprint-Nextel ha già annunciato che vi investirà 800 milioni di dollari quest’anno e poi 2 miliardi nel 2008. Creerà così l’infrastruttura di una rete mobile di nuova generazione, che esordirà a fine 2007. Al suo fianco Motorola, Nokia, Intel, Samsung Electronics.
Gli operatori mobili europei, invece, stanno snobbando il WiMax mobile perché intendono sfruttare a lungo i propri (ingenti) investimenti già fatti in licenze Umts (valide anche per Hspa e successori). Non vogliono tra i piedi una tecnologia concorrente e, al momento, la politica sta dando loro ragione. In Francia e in Germania, il Governo ha stabilito che le aste WiMax, appena bandite, valessero solo per la versione fissa della tecnologia (802.11d, alternativa all’Adsl).
In Italia è ancora da vedere, ma in ogni caso le frequenze WiMax stanziate in Europa – 3,4/3,6 GHz – sono appena adatte a un uso fisso; sono del tutto inadeguate alla mobilità, invece, perché ricadono in una banda troppo elevata. L’ha denunciato più volte Maurizio Dècina, ordinario di reti e telecomunicazioni al Politecnico di Milano e l’ha ribadito Dario di Zenobio, responsabile radiofrequenze per la Fub (Fondazione Ugo Bordoni), il braccio tecnologico del Ministero delle Comunicazioni. Negli Usa e in Corea, infatti, si usano frequenze più basse, intorno ai 2 GHz. Il WiMax mobile europeo, insomma potrebbe fallire prima ancora di partire, lasciando il 4G nelle sole braccia dei successori dell’Umts, per la felicità degli operatori.