Dopo l’UMTS e l’HSDPA, questo sistema promette semplicità e convenienza per fruire di servizi mobili a valore aggiunto, compresi VoIP e IPTV, anche laddove il segnale radio tradizionale è scarso o nullo (sedi interrate, edifici non coperti da rete 3G, etc.).
Nonostante molti scetticismi da parte di chi vede soltanto il Web nel futuro del Mobile, il fermento nato attorno alle nuove celle radio domestiche è notevole: con le femtocelle (o “femtocell”), piccole base station cellulari grandi quanto un comune modem, gli operatori mobili potranno garantire ovunque e comunque i propri servizi broadband, anche a quegli utenti che necessitavano della linea fissa per fruire di una piena copertura in banda larga, senza peraltro dover costruire nuovi ripetitori.
La cella si collega alla rete del service provider attraverso una connessione broadband e può anche veicolare il traffico mobile su IP. Per i carrier rappresenta la tecnologia ideale per incrementare capacità e copertura 3G con supporto “locale” da parte dello stesso utente, che fornisce l’alimentazione e la connessione a banda larga su dorsale di rete “complementare”, facendo così risparmiare al gestore sui costi di backhaul (la dorsale radio).
Valida alternativa al Wi-Fi o ai cellulari dual-mode (con tecnologia UMA), le femtocelle potrebbero rappresentare un notevole business per gli operatori ed un utile servizio per gli utenti, soprattutto per le piccole aziende.
Certo, la capacità di questi router wireless domestici -con copertura Umts e Hsdpa per un raggio di circa 200 metri- è assai limitata (uno o pochi utenti), ma presentano anche un grande vantaggio: non richiedono l’utilizzo di speciali telefonini ma una semplice connessione broadband (xDsl o cavo) e non contemplano rischi per la salute, considerando la loro esigua potenza radio (cento volte inferiore ai tradizionali access point wi-fi).
Anche le tariffe dovrebbero essere vantaggiose, considerati i costi contenuti di installazione da parte del gestore. Non meravigliano quindi le stime degli analisti, che parlano di circa 36 milioni di unità in distribuzione, quasi 70 milioni di base station attive ed oltre 150 milioni di utenze raggiunte entro il 2012. Il tutto, per un giro d’affari complessivo pari a circa un terzo del valore globale del mercato Wi-Fi. (dati ABI Research)
I progressi nel campo della miniaturizzazione (“femto” sta immediatamente sotto “pico” nella scala di grandezza) hanno infatti consentito di racchiudere in questi piccoli apparecchi quanti necessario a replicare ‘in casa’ il segnale mobile del proprio telefonino o smartphone 3G.
I primi test dovrebbero concludersi a fine anno, aprendo le porte a nuove soluzioni FMC (Fixed Mobile Convergence). In effetti, le femtocelle si collocano nell’incipiente processo di sostituzione fisso-mobile già in atto, e che in Italia è rappresentato da offerte integrate ‘uniche’ come quella Vodavone (Numero Fisso), che ha finalmente ottenuto il disco verde dal Garante: grazie ai micro-ponti radio Gsm installati a casa o in ufficio, già dal prossimo anno dovrebbe essere teoricamente possibile telefonare con tariffe domestiche.
Per potenziare le prestazioni delle piccole base station 3G -che sarà anche plug & play- e definire standard industriali capaci di veicolarle sul mercato di massa, è nato a luglio il Femto Forum. L’associazione si propone di supportare l’adozione di standard e architetture comuni non soltanto per evitare la frammentazione del mercato ma anche per scongiurare eventuali problemi tecnici, come il rischio interferenze.
Tra i fondatori, Airvana, Pp.access, Netgear, PicoChip, RadioFrame, Tatara e Ubiquisys. Comunque, questo business fa gola anche ai colossi delle Tlc, come Alcatel-Lucent, Ericsson, Samsung, Huawei, Nokia Siemens Network e Thomson.
In particolare, gli ultimi due hanno avviato una collaborazione per realizzare un sistema di accesso multifunzione – con standard e interfacce aperte – che integrerà i gateway residenziali Thomson e la soluzione Femto Home Access di Nokia Siemens Networks. I test partiranno a inizio 2008, mentre il lancio commerciale è previsto per il terzo trimestre dello stesso anno. Con ogni probabilità, saranno incluse anche caratteristiche di storage, porte Ethernet e Wi-Fi.
Ad ogni modo, se si riuscirà a definire standard unici, oltre a Thomson qualunque altro operatore potrà far funzionare le proprie celle con il gateway Nokia Siemens o di qualunque altro provider che deciderà di scendere in campo.
In effetti, le femtocelle stanno attirando l’attenzione di tutti i principali operatori che, per trainarne la diffusione, non tralasciano di ipotizzare la messa a punto di modem integrati multifunzione femtocelle/DSL e magari anche Wi-Fi.
Sono gli Stati Uniti – Verizon Wireless, Sprint Nextel, etc. – i più agguerriti in questo senso, ma l’Europa è subito dopo nella corsa all’adozione della nuova tecnologia.
A decretare il successo delle femtocelle sarà però soltanto l’introduzione di standard aperti, essenziali per creare le necessarie economie di scala e guadagnare spazio di mercato rispetto a soluzioni come il Wi-Fi (più economico in termini infrastrutturali).
A trarre beneficio potranno essere essenzialmente gli operatori tradizionali GSM (per ora restano fuori gli MVNO) che possono così contare su un nuovo driver di mercato per le proprie soluzioni convergenti, ampliando la capacità di banda ed offrendo l’internet mobile anche indoor, a tutto vantaggio della sostituzione definitiva del fisso.
Intanto, anche i giganti del Web cominciano ad interessarsi alle femtocelle. In particolare, il motore di ricerca Google è sceso in campo con un investimento di 25 mln di dollari in Ubiquisys, vendor numero uno di soluzioni Femto 3G.