Se i social media sono decisamente entrati nell’immaginario delle aziende italiane come mezzo per estendere la comunicazione, non sembrano però essere ancora fenomeni radicati. Da una ricerca dell’Università di Iulm di Milano, emerge infatti come solo un terzo delle aziende prese in esame utilizzi con profitto i media sociali; troppe ancora le paure e i preconcetti su tale tipologia di strumenti.
Facebook, YouTube, Twitter e LinkedIn vengono così utilizzati per diffondere il proprio brand e i propri prodotti solamente dal 32% delle aziende esaminate; nell’83% dei casi, i siti aziendali non presentavano neppure un link ad una qualche rete sociale.
Alla base, nel 58% dei casi una scarsa consapevolezza delle opportunità offerte dal Web, ma anche poca dimestichezza sul piano pratico. Non mancano comunque resistenze di tipo culturale, con il timore di non riuscire a mantenere la comunicazione con gli utenti sotto controllo e resistenze che arrivano dall’alto, da parte di chi detiene il potere decisionale.
Facebook risulta come di consueto lo strumento più utilizzato (35% del campione), seguito da LinkedIn e YouTube. Le aziende più grandi appaiono decisamente più attive nelle “conversazioni” con i clienti e gli utenti, con un 57,9% di esse che segue almeno un social network. Per le piccole aziende, la percentuale scende al 10%.
Di particolare interesse inoltre l’indice di “SocialmediAbility“, ovvero un indicatore attribuito dallo Iulm alle aziende, in grado di indicare la loro capacità di comunicare nelle tre dimensioni (orientamento 2.0, gestione e efficacia delle azioni adottate). In questo caso i risultati sono ancora meno confortanti: su una scala da 1 a 10, l’indice oscilla dallo 0,16 delle piccole aziende all’1,75 delle grandi, con una media dello 0,79%. Ad eccellere, banche e pubbliche amministrazioni.
La ricerca è stata condotta su 720 aziende appartenenti a cinque settori merceologici: alimentare, bancario, elettronica, hospitality e moda, e successivamente allargata anche a 120 comuni, provincie e regioni.
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