Tre quarti dei siti web di commercio elettronico per la vendita e il download di giochi, e-book, video e musica – scaricabili su computer o terminale mobile – non rispetta le norme a tutela dei consumatori previsti dalla legislazione in materia di e-commerce: lo rivela un’indagine condotta dalla Commissione europea sui portali di vendita online della UE
Dei 333 siti Internet esaminati dalle autorità nazionali, il 76% non si è mostrato conforme alle regole che disciplinano la pubblicità e le informazioni fondamentali su costi e caratteristiche del contenuto digitale, tutti elementi che permettono ai consumatori di prendere decisioni di acquisto consapevoli.
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Vediamo in sintesi, i principali problemi riscontrati.
Clausole inique: nel 69% dei casi i siti escludono la responsabilità del commerciante in caso di danni, escludono o ostacolano il diritto dei consumatori a cercare riparazione legale o altre forme di riparazione, oppure privano i consumatori del diritto di ricevere un nuovo prodotto o di chiedere il rimborso se il prodotto scaricato non funziona.
Diritto di recesso: nel 42% dei casi, a causa della natura dei download il consumatore perde il diritto di recesso dal contratto quando lo scaricamento è iniziato; i commercianti sarebbero però tenuti a informare i consumatori di questo fatto precedentemente all’acquisto.
Pubblicità ingannevole (i giochi pubblicizzati come “gratuiti” spesso comportano qualche pagamento in una fase successiva): il 90% dei siti web non informa gli utenti fin da subito dei costi addizionali sugli acquisti in corso.
=>CONFRONTA con le irregolarità riscontrate nei siti europei di e-commerce per il credito al consumo
Informazioni su identità e contatti del commerciante: nel 36% dei siti i commercianti non indicano chiaramente la loro identità, il loro indirizzo geografico e la loro mail in modo da consentire ai consumatori di contattarli in caso di necessità.
Restrizioni geografiche: il 73% non avvisa i consumatori che potrebbero non essere in grado di usare il contenuto digitale scaricato in un paese diverso da quello in cui risiedono.
Le autorità nazionali hanno già iniziato a contattare le imprese e a chiedere chiarimenti o rettifiche nei portali di e-commerce, pena un’azione legale seguita da sanzioni pecuniarie o addirittura dalla chiusura obbligata dei siti web.