L’interesse delle imprese verso i sistemi operativi open source – come Fedora, Red Hat Enterprise Linux, e Ubuntu – è cresciuto in questo periodo di crisi economica, in virtù della gratuità di queste soluzioni e dei conseguenti benefici economici che ne derivano.
In ambito aziendale, dove il costo del sistema operativo e degli applicativi di base coinvolge un numero significativo di computer, l’impiego di software a sorgente aperto potrebbe infatti rappresentare un aiuto non indifferente all’intero business.
Senza contare che, al di là del vantaggio finanziario, i sistemi Linux offrono da tempo maturità, stabilità e flessibilità facilmente sperimentabili.
Dal punto di vista dei sistemi operativi, ne sono testimonianza le numerose versioni introdotte in contesti aziendali, magari con supporto a corredo.
Per quanto riguarda i software non possono essere tralasciati inoltre il browser Mozilla Firefox e la suite d’ufficio OpenOffice.org, entrambi disponibili anche in lingua italiana ed entrambi soggetti ad un incremento di download che per OpenOffice ha raggiunto il +171%.
In questo contesto i due colossi IBM e Canonical hanno deciso di commercializzare una nuova architettura open, considerata come alternativa alla migrazione a Windows 7, che includerebbe il S.O. Ubuntu e la suite Lotus Symphony, dotata delle funzionalità di collaborazione LotusLive. Tale soluzione abbasserebbe i costi di deploy sui computer aziendali e consentirebbe l’utilizzo anche di computer non di ultima generazione.
Non a caso, in 123 città la comunità open source di riferimento per il sistema operativo Gnu/Linux si è incontrata lo scorso 24 ottobre per l’annuale Linux Day, momento di riflessione sugli sviluppi del sistema operativo del Pinguino e sul software libero.