Le aziende presentano oggi sempre più “superfici d’attacco” tramite cui i cybercriminali possono attraccare per sottrarre dati sensibili. I manager IT si trovano così a dover fronteggiare attacchi da più fronti: tecnologia, cambiamenti culturali, criminalità in evoluzione ed errori umani.
Come rilavato dalla ricerca “Security Pros e Cons” di Websense, ben il 60% delle aziende si preoccupa dell’Advanced Persistent Threats (APT) ma meno della metà usa sistemi contro l’upload sul Web di dati confidenziali: oggi bastano poche settimane affinché un nuovo malware arrivi sul mercato nero e molte aziende basano ancora oggi le loro difese solamente su firewall e antivirus.
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Non solo: i punti di accesso alle reti aziendali si fanno sempre più numerosi grazie anche ai social media, smartphone e tablet: un ulteriore sondaggio Ponemon Institute mostra come oltre metà delle azienda abbia registrato un aumento degli attacchi malware come conseguenza dell’utilizzo di tali strumenti sul posto di lavoro.
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Solo l’1% dei dipendenti ammette di condividere dati personali sui social network nonostante la stima dei responsabili IT sia ben superiore (20%); si nota infatti la tendenza ad un utilizzo “furtivo” dei social media sul posto di lavoro, con un 25% dei dipendenti pronto a nascondere una eventuale compromissione dei dati aziendali.
A causa dei numerosi cambiamenti della società e della criminalità, le aziende devono quindi oggi fronteggiare attacchi esterni, pressioni interne, cultura dei social media, tecnologia in evoluzione e sempre nuovi punti d’attracco ove i cybercriminali possono attingere per accedere alle lucrative informazioni aziendali.
Il “super-potere” che può secondo Websense salvare i manager IT? Una soluzione DPL (Data Loss Prevention) completa e integrata.