BSA (Business Software Alliance) ha pubblicato i risultati relativi al 2006 per quanto riguarda l’uso di software pirata nelle aziende europee.
In Italia la Guardia di Finanza ha effettuato 200 controlli rilevando che ben il 67% delle imprese utilizza software duplicati o privi di licenza, per un valore complessivo di 3,5 milioni di euro a prezzi di mercato.
In presenza di irregolarità, la Legge sul Diritto d’Autore (L 248/2000) prevede il pagamento del doppio del prezzo di mercato, oltre a sanzioni penali e civili. In quest’ultimo caso nessuna delle imprese è risultata in regola, dal momento che il 100% di quelle soggette ad azioni civili deteneva prodotti illegali.
BSA intraprende periodicamente azioni legali contro le imprese sospettate di illegalità e nell’ultimo anno è riuscita raccogliere 184 mila euro di risarcimenti e a far sì che le imprese investissero 124 mila euro per mettersi in regola acquistando software legale.
La compliance (conformità con leggi e regolamenti) in materia di software non è ancora entrata nelle priorità dei dirigenti, come conferma Francesca Giudice, Presidente di BSA Italia: «a fronte di un tasso di pirateria del 53% che ci situa vicino a un non invidiabile primato in Europa, riscontriamo un diffuso atteggiamento di ostilità culturale’ nei confronti della legge vigente». Troppi responsabili delle infrastrutture tecnologiche aziendali continuano quindi a prodursi in «comportamenti ancora considerati furbi’ da chi li attua o irrilevanti’ da chi li giustifica».
La pirateria non è soltanto un rischio per le imprese non in regola ma anche un notevole danno per il settore dell’informatica e per tutto il sistema economico. Secondo uno studio di IDC, infatti, se il tasso di pirateria in Europa (attualmente pari al 35%) diminuisse del 10% porterebbe il settore del software da 236 a 326 miliardi di euro, con il conseguente guadagno di 19 miliardi di euro per i sistemi fiscali nazionali e la creazione di circa 155.000 nuovi posti di lavoro.