Lo avevano chiesto in molti, aziende e utenti comuni: avere la possibilità di scegliere il sistema operativo installato all’interno dei pc acquistati dalle grandi aziende, senza esser costretti a pagare per avere precaricato il Windows di Microsoft.
Adesso giungono anche i primi riscontri positivi a questa richiesta, e proprio dall’Italia: le aziende produttrici di computer dovranno rimborsare i propri clienti non interessati al sistema operativo di Redmond.
La notizia arriva direttamente da Firenze, dove un giudice di pace ha dato ragione alle richieste di un cliente di HP Italia, acquirente di un computer Compaq con preinstallati Windows XP e Works 8, che voleva essere rimborsato dei costi di licenza dei due software che non era intenzionato a utilizzare.
La EULA di Microsoft prevede infatti una possibilità di questo tipo: richiedere direttamente ai produttori di personal computer un rimborso per gli applicativi di Redmond precaricati con cui molti PC vengono venduti. Un obbligo che a molte aziende informatiche non era piaciuto, portandole al rifiuto di sopperire alle richieste.
La sentenza italiana apre però uno spiraglio ai tanti fautori dell’Open Source, che potranno ora decidere quale sistema operativo e quali applicativi installare – e quindi pagare – sui propri PC. E le altre compagnie informatiche stanno già correndo ai ripari, come la taiwanese Acer che permette già ufficialmente la richiesta di rimborso.
Si tratta di un ennesimo brutto colpo per il colosso di Redmond. Dopo le numerose richieste di downgrade e la scelta di molti produttori di offrire anche Linux sui propri computer, pare proprio che il suo predominio sia ormai in discussione.