Non decolla la fatturazione elettronica tra privati in Italia, nonostante i vantaggi fiscali previsti per professionisti ed imprese che esercitino tale opzione (obbligatoria nei confronti delle PA): niente obbligo Spesometro, comunicazione operazioni paesi black list, semplificazioni nelle comunicazioni IVA, rimborsi IVA prioritari senza più visto di conformità sopra i 15mila euro, riduzione di un anno dei termini di accertamento.
Ad oggi, secondo i dati dell’Agenzia delle Entrate sono solo 6mila le partite IVA che hanno esercitato l’opzione (che scadeva il 31 marzo), stabilita dall’articolo 1 del decreto legislativo n. 127 del 2015 per la “trasmissione telematica dei dati delle fatture” (emesse e ricevute, nonché delle relative note di variazione) all’Agenzia delle Entrate, e che quindi per il 2017 e i 4 anni successivi potranno godere di tali benefici fiscali legati alla fattura elettronica. Un’adesione piuttosto scarsa, che l’Agenzia delle Entrate giustifica soprattutto con l’elemento di novità del processo che genera una naturale incertezza negli operatori.
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Diversa la situazione della fattura elettronica verso la PA, ormai obbligatoria da due anni: qui i fornitori che hanno digitalizzato i propri processi di fatturazione sono quasi un milione.
Ad influenzare l’adesione alla fatturazione elettronica tra privati, probabilmente, anche il mutato quadro normativo in tema di Spesometro. Il decreto legge 193/2016 ha infatti previsto l’invio all’Agenzia delle Entrate da parte dei contribuenti IVA dei dati delle fatture – con cadenza semestrale per il 2017 e con cadenza trimestrale a regime – indipendentemente dall’esercizio dell’opzione e-fattura.
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È però anche vero che il d.Lgs. n. 127/15 ha esteso l’utilizzo del Sistema di Interscambio (SdI) alla fatturazione elettronica fra privati, facendo in modo che i dati delle fatture elettroniche veicolate dal sistema gestito dal Fisco si considerano trasmessi alla stessa Agenzia delle Entrate. I servizi SdI sono stati estesi ai privati da gennaio 2017 e da luglio 2016 partite IVA e imprese hanno accesso gratuitamente ai servizi web che consentono di trasmettere e conservare fatture elettroniche nel formato XML accettato dal SdI. Servizi che sono stati fruiti finora da 47mila contribuenti trasmettendo circa 125mila fatture elettroniche.
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Insomma in Italia sembra che le potenzialità per una buona diffusione della digitalizzazione ci siano, manca però lo sprint giusto, forse anche per colpa di un blocco culturale che non consente di sfruttare a pieno i vantaggi e le potenzialità di crescita offerte da strumenti tecnologici come la fatturazione elettronica, che non si fermano a quelli fiscali introdotti dal Governo, ma che riguardano strettamente la gestione del proprio business semplificando, velocizzando e rendendo meno costose e più efficienti le operazioni.