A quei pochi che ancora stentano a riconoscersi come parte integrante della società e dell’economia digitale, il Web ha riservato la più efficace delle armi di conquista: la generazione 2.0. Focalizzandosi sugli utenti e sui contenuti piuttosto che sul canale di distribuzione, la “nuova” Internet in pochi mesi ha rivoluzionato il modo di intendere la Rete e di farne uso, spostando il focus dalla dorsale alle microreti, e abbattendo le barriere del WWW per includervi lo spazio digitale occupato da ciascun singolo utente/consumatore.
Una piccola grande rivoluzione nata come fenomeno sociale, confermato dall’exploit di siti di social networking e portali “user generated content” – foto, musica e video, blog e quant’altro scritto gestito e pubblicato in Rete dagli stessi utenti – e applicazioni di tipo wiki, tagging e ranking come strumenti di informazione e interazione sociale su IP.
Ma anche una rivoluzione dai grandi numeri: MySpace, acquistata dalla News Corp. per 580 mln di dollari, e rivalutata cinque volte tanto in due anni; YouTube, per la quale Google ha sborsato nel 2006 la cifra record di 1,65 mld di dollari è oggi un fenomeno mondiale. Il tutto mentre una recente ricerca Microsoft Digital Advertising Solutions conferma che il 60% degli utenti europei di social networking si dichiara disposto a inserire sulle proprie pagine contenuti sponsorizzati.
In sintesi, una rivoluzione foriera di grandi potenzialità di business, incrementando produttività, scalabilità, efficienza e visibilità. Non solo aprendo a nuove opportunità nei settori Web marketing ed advertising online – targettizzazione e personalizzazione dell’offerta, sostegno al brand, valorizzazione dei contenuti, pubblicità – ma anche spalancando le porte della e-mobility in azienda, definendo nuovi scenari di cooperazione e interattività in termini di workflow, process/project management, CRM, customer service, vendite, controllo dei processi, billing, gestione e condivisione delle informazioni, collaborazione e comunicazione, interna o con clienti e fornitori.
Un nuovo modo di intendere il Web: nuova piattaforma abilitante per l’accesso alle applicazioni aziendali e per l’offerta diretta di prodotti e servizi – la cui integrazione si semplifica grazie a interfacce e standard aperti – che riduce tempi e costi di gestione, manutenzione e aggiornamento. Il tutto, grazie a strumenti e metodologie flessibili e orientati alla personalizzazione del lavoro, suite di tool intuitivi, efficaci e a basso costo. L’ideale per le Pmi in virtù del netto abbattimento del Tco (Total Cost of Ownership) del software impiegato in azienda.
È la realtà emergente dell’Enterprise 2.0, il Web di seconda generazione in versione business, da alcuni definito come la «fusione postconvergente tra marketing, tecnologia, media e design», con l’obiettivo di incrementare produttività e semplificare procedure.
Enterprise 1.0Enterprise 2.O
GerarchiaOrganizzazione flat
BurocraziaFacilità di workflow
RigiditàFlessibilità
Tecnologie IT-drivenTecnologie user-driven
Approccio Top downApproccio Bottom up
CentralizzazioneDistribuzione
LocalizzazioneMobilità
Strutturazione dei sistemi d’informazioneConvergenza dei sistemi d’informazione
TassonomiaCategorizzazione collaborativa
Standard proprietariStandard aperti
ProgrammazioneOn Demand
Time-to-market lungoTime-to-market breve
Applicazioni web-based e strumenti per la condivisione di documenti, collaborazione a distanza, profilazione dei clienti, focalizzazione dei target, personalizzazione dei contenuti: questo e molto altro nella promessa della nuova Eldorado, capace di oltrepassare i limiti dell’asettica tecnologia IT per arricchirsi delle peculiarità e dell’innegabile appeal degli ambienti social network.
Con il nuovo approccio, la configurazione del Web non si presenta più come un assetto gerarchizzato utilizzato per la semplice ricerca di informazioni, né come canale di comunicazione bidirezionale. Ed ecco che dalla email si passa a blog, instant messaging, calendari condivisi, editing multiautore, project planners, desktop widgets, ecc.
Che si tratti di creare profili, etichettare documenti, condividere bookmark, scrivere testi, operare in team a distanza, la risposta può sempre essere il social software secondo il modello SaaS, che non richiede alle società aggiornamenti, manutenzione, download di applicazioni o hardware specifico. Il tutto gestibile online. E secondo IDC, tra l’altro, almeno il 25% delle aziende europee si è già affidata a questo modello.
Eventi professionali come la Enterprise 2.0 Conference (18-21 giugno 2007) di Boston o il Web2.0ltre (13-14 giugno 2007) di Milano confermano che il fenomeno sociale si è ormai diversificato, evoluto e ‘targetizzato’ fino a trasformarsi in nuovo filone IT dalle grosse opportunità industriali.
Grandi aziende come Cisco (Unified Communications, Smart Business Assessment Tool, ecc.), IBM (Web 2.0 Goes to Work, ecc.) e Microsoft (Office Live, ecc.) hanno intuito le potenzialità dell’Enterprise 2.0 rilasciando suite di applicazioni simil-social networking per azienda. Inoltre, hanno compreso la strategicità di puntare al segmento Pmi sviluppando programmi di condivisione, toolkit e applicazioni 2.0 per i propri partner sul modello Long Tail con soluzioni di self-servicing che consentono di fornire in autonomia e con la massima efficienza servizi online a gruppi di clienti.
Tra le soluzioni IBM, Lotus Quickr 8 per condividere documenti, accedere a librerie e costruire interfacce utente per la pubblicazione di feed di RSS, blog e wiki; Lotus Connections, per la condivisione di sessioni chat integrabili con altre applicazioni; Info 2.0, suite per la personalizzazione e il collegamento Web di dati aziendali reperiti con applicazioni differenti.
Anche Adobe ha aggiornato la propria piattaforma LiveCycle Suite ES per l’automazione dei processi e la modulistica digitale in chiave 2.0, con applicazioni rich internet per l’interazione con gli utenti nella gestione di processi CRM, ERP, BPM e gestionali.
Numerose anche le realtà piccole e medie che hanno compreso le potenzialità di questo business e si sono lanciate nel mercato e cominciano a moltiplicarsi i casi di successo che testimoniano la solidità del modello.
Tra i prodotti più interessanti abbiamo:
- OpenTeams, applicazione Internet di tipo SaaS basato sul concetto di wiki e gestibile interamente da browser per la collaborazione online;
- SocialText, social piattaforma di servizi integrati (social software con funzioni wiki e weblog) per groupware e collaborazione online;
- Coghead, piattaforma per lo sviluppo di applicazioni aziendali già pronta all’uso; SiteVolume, tool ‘Twitter-oriented’ per la misurazione dei trend nei siti social media, utilizzabile per finalità di SEO;
- Openads, piattaforma adserver open source per la gestione autonoma delle campagne pubblicitarie nei siti web;
- Yooplus (We+e PlanJob+), piattaforma e tool per workflow e project management.
Adattandosi alle esigenze del mercato, la Rete è divenuta strumento flessibile e innovativo a servizio di idee, skills e creatività. Così, mentre fino a poco tempo fa a determinare performance e priorità di investimento erano capacità di allocazione e velocità di trasmissione, oggi che questi requisiti sono divenuti fattori basilari è sempre più chiaro quanto le interazioni fra domanda di mercato, economia di Rete e tipologia di struttura giochino un ruolo chiave nello sviluppo dei modelli evolutivi di Internet, così come della Net economy, dell’IT business, della Comunicazione.
Società come eBay, Amazon e Google sono stati casi di successo dell’era web 1.0 perché hanno precorso i tempi, non solo puntando sul coinvolgimento degli utenti stimolandone la partecipazione ma anche offrendo strumenti web aperti e integrabili su altre piattaforme ad uso di PMI e compagnie di servizi.
Per esempio, la divisione web services di Amazon, che porta a casa oltre 211 mln di dollari l’anno, è passata ad una piattaforma aperta e condivisa con metodologie Enterprise 2.0, a supporto di una community di partner che riutilizzano i servizi commerciali on-demand a marchio Amazon.
In ultima analisi, sono sempre di più le aziende che stanno mostrando interesse ai nuovi strumenti Web 2.0, che puntano essenzialmente alla capacità collaborativa, anche su più piattaforme intranet complementari. Unica condizione, non trascurare la sicurezza nel network in azienda e implementare sistemi o applicazioni di protezione contro infezioni e attacchi esterni (altro filone di business che dall’Enterpsise 2.0 può soltanto trarre benefici).
Certo, l’altro possibile deterrente è legato alla stessa reputation d’azienda. Dar voce a coloro che il business lo realizzano giorno per giorno può anche essere un rischio, ma nell’era Web 2.0 sarebbe impensabile credere di poter bloccare il flusso delle informazioni. Ecco perché è fondamentale per le aziende essere le prime a far propri certi meccanismi, orientandoli ed indirizzandoli a proprio servizio.
Così come i blog hanno fatto scalpore per essere stati a volte l’ago della bilancia in termini di reputation per servizi e performance aziendali, allo stesso modo l’intero universo delle applicazioni Enterprise 2.0 potrebbe ora fare la differenza, non solo per promuovere il brand ma anche per incrementare produttività e generare ricavi.