Facebook at Work porterà a nuovi livelli la diffusione di logiche consumer in azienda, forse persino riuscendo laddove altre soluzioni di “corporate social network” hanno fallito. È l’opinione comune a molti analisti, che hanno commentato l’attivazione del primo beta test della piattaforma con alcune aziende selezionate.
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Cos’è Facebook at Work
Citando la definizione data da Lars Rasmussen, a capo del prodotto, è il Facebook che tutti conoscono ma adattato all’ambiente di lavoro e utilizzabile anche su Mobile (iOs e Android).Funziona così: è il datore di lavoro a creare l’account per ciascun dipendente, che si ritrova in automatico tutti i colleghi all’interno del proprio network dove sarà visibile tutto ciò che pubblicherà, fermo restando la possibilità di creare gruppi per limitare la conversazione a un team specifico di lavoro.
Obiettivi e novità
Ci sono già numerose soluzioni per creare ambienti “social” in un’azienda che favoriscano comunicazione e collaborazione (Microsoft, IBM, Google sono della partita); Facebook ha però le carte in regola per fare la differenza, come afferma Mike Gotta, analista di Gartner:
«Anche se i servizi di enterprise social networking sono presenti da anni sul mercato, è noto che le aziende faticano a farli adottare ai lavoratori. Tanto che adesso le soluzioni tendono a cambiare approccio: invece di accentrare in un servizio isolato le funzioni social, preferiscono spalmarle nei diversi prodotti IT che i dipendenti sono già abituati a usare».
C’è insomma lo scoglio di convincere i lavoratori a cambiare le proprie abitudini, come sottolinea Jeffrey Mann, un altro analista di Gartner:
«Facebook è però altra cosa, perché in questo caso le aziende hanno il problema opposto: convincere i lavoratori a non passarci troppo tempo».
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Cambiamenti in azienda
Il nuovo servizio aiuterà le aziende a trasformare il modo di lavorare, verso una direzione naturalmente più social e collaborativa. Non solo: Facebook at Work può segnare una vetta mai raggiunta nel fenomeno, già noto, che sta rompendo ogni confine tra tecnologie consumer e business all’interno dell’azienda. Difficile infatti immaginare un servizio più “consumer” di Facebook, che proprio entrando nelle aziende può distruggere ogni residua barriera tra strumenti professionali e personali. Aggiunge Rob Koplowitz, analista di Forrester Research:
«Google è stato responsabile della transizione consumer-to-business per le email e la produttività. Dropbox sta facendo lo stesso per i servizi di condivisione e sincronizzazione file. Adesso è la volta di Facebook, per i servizi di collaborazione tra colleghi».
Ci vorrà tempo, ovviamente, e non sarà un compito facile.
«La sfida – prosegue – sarà soddisfare le richieste aziendali, in termini per esempio di sicurezza, crittografia, integrazione delle directory e di applicazioni esterne. Sono cose difficili da costruire, ma Facebook ha le capacità per riuscirci. Google ha intrapreso lo stesso percorso e ha ancora difficoltà a soddisfare le esigenze di grandi imprese. Idem per Dropbox. Non c’è nessun motivo per cui Facebook non possa fare altrettanto».
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Implementazioni future
Se per Mann saranno promosse nuove acquisizioni per affrontare la sfida sul mercato business, per Gotta:
«È possibile che, per differenziarsi dai diretti concorrenti, Facebook enfatizzerà alcune funzioni lavorative social, per esempio quelle dell’engagement dei lavoratori; per le attività esterne, i programmi wellness, l’inserimento di nuovi lavoratori in un gruppo eccetera».
Per quanto riguarda i profitti, non è ancora noto se gli introiti arriveranno solo sulla pubblicità o se Facebook imporrà un canone, magari solo per le funzioni più evolute.
Conseguenze
Questa innovazione avrà probabilmente un effetto distruttivo sul mercato business IT, un po’ com’è stato con l’avvento di Google nell’arena dei software per la produttività. Con Facebook at Work va avanti insomma la marcia degli over the top consumer in un campo che un tempo era riservato a pochi attori dell’IT business. Sono brutte notizie anche per gli operatori telefonici nazionali che, con la leva del Cloud, stanno provando a vendere servizi di collaborazione e comunicazione alle aziende.