Gli assistenti vocali si confermano un servizio gradito al pubblico. Nel corso del 2018 le vendite sono cresciute del 78%, grazie alla tecnologia che consente di offrire non soltanto informazioni dettagliate ma anche personalizzate.
Anche le ricerche fatte attraverso lo smartphone sono sempre più basate sulla voce e la percentuale cresce se si tratta di utenti di giovane età. Secondo uno studio effettuato da eMarketer, però, uno dei contesti in cui la ricerca vocale è più sfruttata è quello di lavoro.
Si fanno domande a Google per dissipare dubbi e condividere informazioni con i colleghi, persino durante le riunioni, per avere dati aggiornati.
Ma non bisogna dimenticare che i risultati di ricerca sono quelli meglio posizionati nelle SERP di Google, per questo le aziende devono continuare ad essere presenti sul web, curando sia il sito che i social media ed assicurandosi una corretta visualizzazione attraverso mobile, senza trascurare la propria presenza online.
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Chi utilizza gli assistenti vocali predilige un tipo di ricerca conversazionale,ossia non interroga il motore per parole chiave ma si esprime in maniera compiuta: per questo le aziende devono sviluppare i contenuti in modo diverso, fornendo testi che diano già delle risposte, utilizzando frasi brevi e semplici, che l’assistente vocale possa utilizzare, eliminando i titoli focalizzati sulle parole chiave e usando invece i titoli incentrati sulle domande.
Il fenomeno interessa ogni tipo di azienda, essendo la base di un nuovo modo di interagire con la tecnologia.