Il 95% delle interazioni B2B e B2C sarà gestito entro il 2025 attraverso piattaforme che fanno leva sull’intelligenza artificiale.
Da qui prende vita la riflessione di Sasha Wijeyesekera (Head of Business Development di Cerved) sul palco di Cerved Next, a proposito dell’impiego e dell’importanza dell’IA nel territorio del marketing. Ciò che deriva dall’analisi dei dati può costituire un valore aggiunto, un’informazione utile per la definizione e la pianificazione delle strategie da attuare.
Non si commetta però l’errore di pensare che l’integrazione dell’intelligenza artificiale nei processi decisionali di un business sollevi l’azienda stessa dai suoi compiti e dalle sue responsabilità.
Ciò che fa l’IA è introdurre un’ottimizzazione delle risorse, una riduzione delle tempistiche necessarie per l’analisi: offre dunque uno strumento efficace per passare dai Big Data agli Smart Data, permette di concentrarsi esclusivamente su ciò che ha davvero importanza, lasciando che siano gli algoritmi ad occuparsi del lavoro sporco.
Fotografare lo stato attuale dell’intelligenza artificiale non è cosa semplice. È un territorio che racchiude entro i suoi confini una moltitudine di tecnologie e sistemi differenti, ognuno dei quali destinato a un compito specifico.
Relativamente al marketing, possiamo sintetizzare che l’IA svolge prevalentemente una funzione: si occupa di gestire operazioni articolate che finirebbero altrimenti per assorbire un quantitativo eccessivo di tempo o risorse, siano esse legate alla definizione di una campagna, all’assistenza o al supporto di un cliente.
Di fatto, i suoi obiettivi sono esattamente quelli di un qualsiasi team addetto al marketing: spingere la crescita del business, migliorare la qualità di prodotti e servizi offerti, fornire soluzioni in linea con le aspettative della clientela, innalzare il livello di competitività e rafforzare il brand.
Ecco dunque che risulta più chiaro comprendere quanto scritto poc’anzi: l’IA non sostituisce le competenze umane, ma le affianca e supporta, estrapolando da un’enorme mole di informazioni esclusivamente i dati utili al raggiungimento del target e sottoponendoli all’attenzione degli addetti ai lavori.
Una dinamica che si applica a qualsiasi realtà professionale, indipendentemente dalle dimensioni o dal settore di appartenenza.
Dalla giornata trascorsa a Cerved Next è emerso in modo chiaro come la Data Driven Economy sia una realtà in fase di consolidamento, che sta portando e porterà alla nascita di nuovi modelli di business e che offre occasioni di crescita a quelli esistenti.
Un processo irreversibile, non sempre privo di difficoltà, in primis per coloro che per ragioni organizzative o economiche ancora faticano a intravederne o abbracciarne il potenziale.
La direzione è comunque segnata, indietro non si torna.