Uber, l’azienda statunitense divenuta famosa per il suo servizio di trasporto automobilistico gestito tramite app, chiede collaborazione ai governi europei promettendo di creare 50mila nuovi posti di lavoro.
Dopo le contestazioni, le proteste e le minacce di divieto subite in diversi paesi, compresa l’Italia, i manager di Uber porgono il ramoscello d’ulivo toccando un tasto sensibile per i governanti europei : l’occupazione. I tassisti saranno convinti?
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Uber, comunque, insiste nel sostenere che tecnologia e concorrenza portano più vantaggi che effetti negativi. L’azienda è un emblema dell’ascesa di piccole startup tech a proiezione globale, la cui affermazione è causa di conseguenze dirompenti sul mercato tradizionale. Si tratta di un modello, quello di Uber, inscritto nel più ampio movimento della cosiddetta sharing economy, che interessa vari settori e provoca scossoni di ampie proporzioni nell’attività economica. Qualcuno li accusa di fare concorrenza sleale evadendo tasse e approfittando di lacune normative. Altri, più favorevoli, ritengono che siamo davanti ad un processo che assicurerà grandi benefici.
In ogni caso, l’amministratore delegato di Uber, Travis Kalanick, intervenendo ad un convegno in Germania ha dichiarato che, nei prossimi anni, in Europa è prevista un’espansione dell’azienda con 400 mila auto a disposizione dei clienti. Senza, però, fornire dettagli su come si arriverà a raggiungere i nuovi obiettivi di aumento dei veicoli e di posti di lavoro.