Chi al lavoro non ha mai fatto una pausa caffè alzi la mano: imprenditori, dirigenti, impiegati, consulenti, operai, professionisti, chiunque frequenti uffici e luoghi di lavoro conosce il piacere di concedersi, compatibilmente con impegni e orari, una bella pausa.
Al bar o davanti alla macchinetta del caffè? Da soli, al telefono con amici e familiari, o chiacchierando fra colleghi? Beh, a tutte queste domande ora se ne aggiunge un’altra: con o senza la app?
Si, perché grazie alle ricerche degli studiosi della Penn State University, c’è una nuova app che si chiama Caffeine Zone, è gratuita, e per ora funziona solo su dispositivi Apple.
Che cosa fa questa app? Spiega se è opportuno bere un altro caffè, in base ai calcoli su quanta caffeina abbiamo già in corpo e non solo. Il software analizza per esempio anche la velocità con cui beviamo il caffè, in base alla quale si può stabilire l’effetto sulla velocità mentale.
Dunque, inserendo i dati su quanti caffè abbiamo già preso e magari anche quanto ci mettiamo a bere una tazzina (la rapidità del consumo pare corrisponda a un miglior effetto sulla prontezza mentale), lo smartphone sarà in grado di elaborare un grafico sulla presenza di caffeina nel sangue e sugli effetti nel tempo. E l’utente avrà così il suo consiglio sull’opportunità di concedersi, o meno, una nuova pausa caffè.
Naturalmente la quantità di caffè che ognuno, secondo i calcoli dei ricercatori americani, si può permettere con assoluta tranquillità varia a seconda dei momenti della giornata. In genere, i calcoli hanno rilevato che una quantità di caffeina compresa fra i 200 e i 400 milligrammi ha un effetto positivo sulla prontezza (un espresso sono circa 100 mg), ma se per esempio è sera bisogna stare a attenti a non avere in corpo più di cento milligrammi, perché questa è la soglia che può disturbare il sonno.
Anche nel corso della giornata comunque è bene non esagerare, perché un’eccessiva quantità di caffeina invece che effetti positivi può portare nervosismo, o anche disturbi come la nausea.
Con un po’ di malizia si potrebbe obiettare che, forse, tutti questi studi scientifici non erano necessari per essere consapevoli di alcune nozioni fondamentali riguardo al caffè.
Ma i ricercatori americani sembrano convinti del contrario: «molte persone non capiscono come i livelli di caffeina nel sangue possano salire e scendere. – spiega Frank Ritter, docente di scienze dell’informazione e tecnologia e autore dello studio – È importante capire l’effetto che la caffeina può avere a diversi livelli». Dunque, «chi beve molto caffè in una sola volta per rimanere sveglio» sappia che commette un errore, perché potrebbe ad esempio «incontrare difficoltà ad addormentarsi. Così, il giorno dopo, per rimanere sveglio prenderà un caffè in più, andando incontro a problemi di sonno via via maggiori».
Al di là dell’utilità pratica, queste “previsioni del caffè” (la app dice quanta caffeina abbiamo in corpo e che effetti produrrà nelle successive 24 ore) possono certamente rappresentare una buona opportunità di svago: la pausa caffè con i colleghi, per esempio, si arricchisce di nuovi argomenti di conversazione. Ai fini del calcolo della caffeina, vale di più un espresso, un caffè della macchinetta, una tazzina di bevanda preparata con la moka, un macchiato caldo o un caffè americano? Forse anche per gli sviluppatori si aprono nuove frontiere.