In perfetta sintonia con i recenti rumors che giravano insistentemente in Rete da settimane e con gli annunci più o meno formali dei giorni scorsi, la rivista statunitense Wired ha confermato ieri, ancora una volta, sul suo blog il debutto imminente sul mercato statunitense dell’attesissimo Dream, lo smartphone di casa HTC che per primo avrà l’onore di inaugurare la nuova era Android, il sistema operativo su base Linux di Google.
Un compleanno in grande stile quello del motore di ricerca, che per i suoi primi dieci anni (27 settembre) festeggerà con un “nuovo nato” in più in famiglia.
Il primo operatore telefonico ha proporre lo smartphone sul mercato è la sussidiaria americana del colosso tedesco T-Mobile , tanto è vero che questa macchinetta dei desideri è stata soprannominata T-Mobile G1.
La presentazione ufficiale, ore 10.30 ora locale (16.30 ora italiana) non poteva che andare anche online…
Non è ancora del tutto chiaro come e in quale veste sarà in grado di interpretare il concetto di multitouch che tanto ha decretato il successo dell’iPhone; di certo sarà dotato di una piccola trackball per il controllo del puntatore sullo schermo, di una tastiera a scomparsa grazie ad un apposito slider, di una fotocamera da 3.1 Mpx, 8Gbyte di memoria e di un sensore GPS di nuova concezione.
Sicuramente, non avrà niente da invidiare alla stella del momento, l’iPhone di Apple.
La nuova cenerentola avrà un impatto dirompente sul mercato della telefonia mobile, dando il via d una lotta senza quartiere con il rivale di Cupertino.
Per quanto riguarda l’iPhone, dopo tutto, a parte alcuni piccoli “difettucci” non si può negare che, come “prodotto finito” rasenti l’eccellenza.
E’ un ottimo strumento di produttività individuale, conferisce prestigio a chi lo possiede ed è un eccellente veicolo di socializzazione. Il punctum dolens è annidato tra le pieghe di alcune delle “materie prime” che concorrono a costruirlo e che, per loro natura, non sempre sono viste di buon occhio dai CIO aziendali.
Il sistema operativo (il Mac OS X in formato ridotto) è un software a codice chiuso e compatibile solo con i PC di casa Apple, mentre il principale – e forse anche unico – linguaggio di sviluppo è un certo Objective C, scarsamente conosciuto dalla comunità dei programmatori nonché con un patrimonio di applicazioni gestionali professionali alquanto risicato (non essendo utilizzando praticamente da nessun sistema ERP esistente).
Di contro, SQLite (il DBMS) e Webkit (il framework per il browsing) sono delle ottime scelte.
Questo scenario tendenzialmente chiuso e proprietario – peraltro ammantato da sospetti relativi alla sicurezza e alla privacy (si è recentemente parlato di possibili controlli da remoto da parte di Apple e della presenza di liste nere di applicativi software) – e l’impossibilita di sbloccarlo legalmente affinché possa essere utilizzato con tutti i gestori di telefonia mobile, costituiranno sicuramente dei fattori di forte remora ed ostacolo all’impiego massivo in ambito aziendale.
Sotto questa luce, il progetto di Google e Open HandSet Alliance parte indubbiamente avvantaggiato.
In parole povere, il sistema Android è una “distro” ottimizzata di Linux e di conseguenza è più “open source” di quanto sia lecito aspettarsi in questi casi.
La piattaforma di sviluppo è incentrata su Java, un linguaggio estremamente conosciuto ed apprezzato (non solo nell’ambito Open Source).
L’SDK messo a disposizione è un piccolo capolavoro: è installabile su tutte le piattaforme (Mac incluso), possiede una ricca e chiara documentazione e l’IDE di riferimento è l’ottimo Eclipse.
Grossi nomi quali Samsung, LG, HTC, Motorola, Intel, Nvidia, Texas Instruments e tanti altri che espressamente appoggiano il progetto garantiranno la presenza sul mercato di dispositivi largamente differenziati per funzionalità e per fascia di prezzo.
E si spera anche un po’ di concorrenza che non farebbe male.