Per le Pmi il futuro è "open"

di Vincenzo Zeffiri

Pubblicato 28 Maggio 2008
Aggiornato 12 Febbraio 2018 20:52

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Il mercato dell'open source sta assumendo negli ultimi anni dimensioni interessanti ma difficilmente quantificabili. Il più grande limite a tale monitoraggio è legato all'adozione di soluzioni di tipo ibrido ovvero per metà  aperte e per metà  proprietarie.

Queste realtà  non sono caratteristiche solo delle Pmi ma ormai riguardano anche panorami aziendali di più ampio respiro.

In entrambi i casi, i tiranti di queste scelte alternative ai classici software sono versatilità  e bassi costi. Al contrario, se per le piccole aziende gli ostacoli da superare sono spesso scarsa conoscenza e diffidenza da parte di utenti meno esperti, per le medie aziende si pone il difficile problema di un buon progetto di innovazione delle tecnologie preesistenti o di coesistenza tra open e proprietario.


Cito a questo proposito un caso che ho avuto modo di analizzare da vicino, perché credo possa essere interessante esaminare questo fenomeno, che in fondo si pone anche nelle Pmi. Una azienda di medie dimensioni aveva necessità  di passare a una struttura di accesso a database attraverso collegamento internet a server remoto. Un passaggio complesso, dal momento che il database era stato progettato su piattaforma proprietaria per accesso locale.
Le possibilità  di sviluppo di soluzioni open e proprietarie erano entrambe possibili con l'unica differenza che le prime dovevano provvedere preventivamente a tradurre il database originario.

Al di là  dell'evoluzione di questo specifico caso, questo esempio conferma come spesso, ormai, sia equivalente scegliere una strada piuttosto che un'altra, dato che le soluzioni aperte garantiscono un'ampia gamma di applicativi.

Tuttavia è errato pensare che, trattandosi di risorse a costo minimo, la scelta debba sempre ricadere su di esse.

Negli ultimi anni, benché la conoscenza di queste possibili alternative si sia diffusa, diversi sono stati gli errori nel comprendere a fondo il potenziale che l'open source può offrire. Infatti la vera chiave di volta è che il software libero può integrarsi facilmente con quello proprietario aumentando notevolmente la versatilità  dell'architettura finale.

Ad esempio, nel caso prima riportato il database già  presente aveva una struttura ben salda e creata con software proprietario; inoltre diversi applicativi open non risultavano soddisfacenti per costruire un'interfaccia al database accessibile via internet user-friendly e che richiedesse un ridotto tempo di progetto e implementazione. La soluzione ottimale era dunque ibridare l'architettura, facendo coesistere livelli open con livelli proprietari.

Naturalmente l'impegno e le conoscenze richieste affinché il modello funzioni sono notevoli e spesso si rende necessario la presenza di personale esperto del settore ICT non solo in fase di progettazione ma in pianta stabile nell'azienda.

Benché molto ancora debba essere fatto per lo sviluppo e la diffusione dell'open source, il mercato offre prodotti interessanti e affidabili, soluzioni versatili e personalizzabili, e tutto a costi ridotti. Ciò che è sicuro è che per le Pmi la scelta “open” può davvero rappresentare una strada di sviluppo ed empowerment aziendale per sfruttare a pieno le risorse offerto dal mondo ICT con costi abbordabili.