Liberi professionisti e imprenditori attenti al proprio portafoglio finanziario, intenzionati a farlo crescere, possono scegliere fra tre strade o un loro mix:
- rivolgersi a un consulente finanziario che non sempre fa gli interessi del suo cliente;
- scegliere il fai da te, processo che si sviluppa per tentativi ed errori e che può essere rischioso;
- affidarsi ad un algoritmo non soggetto all’emotività e avidità umana.
Prendiamo in considerazione la terza via, e pensiamo a Jon Stein, 34enne fondatore e CEO del sito di consulenza e intermediazione finanziaria digitale Betterment.com, che conta 30mila clienti e gestire asset per 500 milioni di dollari. Di recente ha vinto il Webby Award come miglior sito di servizi finanziari.
La società punta soprattutto su un target giovanile, che non dispone di capitali da “Paperoni” ma che vuole veder crescere portafogli da qualche decina di migliaia di dollari. Inoltre i più giovani sono a loro agio con le app che permettono di gestire le operazioni da smartphone e tablet, ben propensi a scegliere un algoritmo come consulente finaziario.
Anche per questo, secondo alcuni analisti nel prossimo futuro il robot sarà la prima scelta di chi investe, perché non presenta tutte quelle “imperfezioni” attribuibili alla persona umana.
Tra l’altro Stein non trascura neanche i “Paperoni”: alcuni grandi investitori istituzionali americani come Globespean hanno allocato ben 32 milioni di dollari nella Betterment, esempio sorprendente e fonte di ispirazione per startupper italiani.