Cybernorms Research Group (Università di Lund, Svezia) ha lanciato “The Survey Bay”, sito interattivo con accesso ai dati dell’indagine sugli utenti della comunità The Pirate Bay, per capire cosa spinge il file-sharing di materiale protetto da copyright. Obiettivo, arginare il fenomeno influenzando le posizioni degli utenti. File sharing nelle imprese=> i rischi giuridici
L’iniziativa è la fase ultima di un progetto avviato nel 2011 con la collaborazione degli stessi responsabili di The Pirate Bay: il noto sito BitTorrent ha incoraggiato i suoi utenti a partecipare all’inchiesta, riuscendo a coinvolgerne oltre 75.000. I dati, modificati per proteggere la privacy degli intervistati e disponibili sotto la licenza CC-BY, consentono di individuare chi utilizza il file-sharing, da quali paesi, di quale età anno e con quali opinioni. Le risposte fornite mostrano un panorama variegato da paese a paese. Molti si concentrano sull’argomento delle giustificazioni dell’attività di file-sharing. Alcuni ritengono che si debba prima provare per acquistare, atteggiamento che dimostra come la condivisione illegale non sempre sia una mancata vendita. Altri si richiamano alla libertà di Internet e molti sottolineano che il materiale scaricato non sia disponibile in altro modo. Emerge in molti casi un pessimismo sulla possibilità di una riforma legislativa e la convinzione che qualunque sia il quadro legale il file-sharing continuerà ad esistere e ad aumentare. In ogni caso “le persone sono sempre più in grado di accedere a The Pirate Bay anche in caso di blocco del provider” sottolinea lo studio. “Nonostante il rafforzamento dell’azione repressiva in alcuni paesi, non si riscontra una diminuzione dell’attività di file-sharing, grazie all’uso di tecniche di accesso alternativo come le VPN”.
Per maggiori informazioni consulta il “The Survey Bay”