La multa a Intel da 1,06 miliardi di euro comminata dall’Antitrust Ue per abuso di posizione dominante e pratiche non concorrenziali sul mercato dei chip, in seguito all’accusa mossa da AMD, avrà conseguenze di portata globale. E per gli utenti finali, soprattutto per le utenze professionali che in larga parte utilizzano prodotti Intel?
Secondo molti analisti si assisterà presto ad una politica dei ribassi, ma in realtà per gli utenti finali non ci saranno effetti clamorosi dirottando i clienti verso AMD. Piuttosto, ci sarà una maggiore concorrenzialità generale.
Di questo specifico avviso è anche il Commissario Ue Neelie Kroes, che prevede pià concorrenza e soluzioni più vantaggiose per gli utenti finali.
Il punto è che al centro delle politiche Intel “condannate” ci sono proprio questioni di sales relationship, ossia rapporti di vendita; quindi, non tanto questioni contrattuali quanto un modello di business basato su una politica degli sconti.
In questo senso, la condanna porterà essenzialmente ad una diversificazione della strategia di mercato che porterà Intel ad aprirsi anche a nuovi mercati meno saturi, ma stabilendo nuove relazioni di vendita con i produttori OEM (meno sconti per grossi ordinativi e scelte di distribuzione a favore o a discapito di determinate linee di prodotti) e con i partner come Acer, Dell, HP, Lenovo e NEC (meno processori server a prezzi vantaggiosi) a scapito di altri competitor come AMD.
Ad ogni modo, respingendo ogni accusa e annunciando il ricorso in appello, Intel resta e resterà comunque leader del mercato chip in Europa.
Tanto più che, come dichiarato dallo stesso CEO Paul Otellini, nel futuro prossimo della società ci sono i chip a 32 nanometri sui SOC (System-on-Chip), pensando a netbook e forse a smartphone, oltre che a Atom a basso consumo: sembra dunque ampliarsi quindi il focus di Intel, per abbracciare anche quei segmenti di mercato che presentano oggi il maggiore potenziale di business.