Qual è l’Hi-Tech più ecologico?

di Noemi Ricci

10 Marzo 2008 10:30

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Secondo uno studio Greenpeace sui prodotti a minor impatto ambientale, le aziende hanno ancora molta strada da fare, nonostante i notevoli passi avanti

Calato il sipario sul Cebit 2008 ad Hannover in Germania, si tirano le somme sulla kermesse che ha ospitato migliaia di player (circa 6000 espositori da 77 Paesi) “in gara”, tra le altre cose, per guadagnarsi l’ambito titolo di prodotto elettronico più verde.

In realtà, tutti i prodotti monitorati hanno raggiunto solo metà dei 100 punti necessari per soddisfare i requisiti imposti dall’indagine di Greenpeace.

Obiettivo dell’iniziativa, spingere l’industria elettronica a gestire coscientemente l’intero ciclo di vita dei propri prodotti, a partire dalla produzione attraverso la lavorazione, fino alla loro trasformazione in rifiuti elettronici.

Quattordici tra i più grandi manchi dell’industria elettronica hanno così acconsentito a fornire informazioni circa i propri desktop, notebook, cellulari e palmari più rispettosi dell’ambiente, per un totale di trentasette prodotti oggetto di studio. I criteri con cui sono stati assegnati i punti sono stati: sostituzione di sostanze chimiche pericolose, efficienza energetica e riciclabilità.

Tra le aziende coinvolte anche Sony Ericsson che, presentando i suoi nuovi computer Sony Vaio TZ11, i cellulari Sony Ericsson T650i e i palmari Sony Ericsson P1i, si è collocata ai vertici della classifica.

In generale, l’indagine mostra come le società stiano facendo importanti passi avanti nella direzione del rispetto ambientale da parte dei prodotti, senza perdere di qualità in termini di performance.

Di fatto, le aziende si stanno adeguando alla direttiva europea RoHS, che limita l’utilizzo di alcune sostanze pericolose, proponendo articoli tecnologici che presentano innovazioni prive di composti tossici e notevoli miglioramenti in termini di efficienza energetica, la riciclabilità anche con possibilità di migliorare il prodotto stesso. Ma, come lo studio stesso dimostra, c’è ancora molta strada da fare.