Abbiamo già avuto modo di parlare di WiFi Mesh e Hiperlan: reti wireless che portano la banda larga a case, uffici e pubbliche amministrazioni non raggiunte da Adsl.
L’Italia fa da capofila in Europa per la crescita di queste tecnologie, è stato ribadito da vari esperti durante il Wlan Business Forum di Milano, in aprile. WiFi Mesh e Hiperlan si distinguono tra loro, come due vie parallele che conducono a uno stesso obiettivo: portare banda larga wireless nell’ultimo miglio.
Il WiFi Mesh permette all’utente di accedere a Internet via normale scheda WiFi (802.11b/g), in assenza di linea di vista con l’antenna, con un sistema a celle simile a quello usato negli hot spot pubblici.
L’Hiperlan, invece, funzionando su frequenze più alte (5,4-5,6 GHz contro i 2,5 GHz del WiFi) risente di più dell’assenza della linea di vista. Di solito, quindi, il servizio richiede che l’utente installi sul tetto o sul balcone un’antenna che riceva il segnale. Da qui la connessione raggiunge un modem tramite WiFi indoor o cavo ethernet.
Il WiFi Mesh si differenza dal comune WiFi perché fa parte di ecosistema di nodi wireless a maglia (Mesh appunto) che scambiano il segnale attraverso antenne WiFi a vista. Il WiFi invece prende la banda da una rete fissa (Dsl, ethernet o fibra), il che non va bene in zone con digital divide.
Sono tecnologie che si stanno diffondendo in Italia, «la quale adesso cattura gran parte delle vendite Cisco in Europa, per il WiFi Mesh», dichiara Roberto Mircoli, business development manager security & wireless networking, Cisco Italia.
L’alfiere dell’Hiperlan è invece Alvarion: «l’Italia ha fatto da esempio e guida in Europa. Il nostro boom ha spinto quello di altri Paesi, verso la moda dell’Hiperlan», secondo Andrea Marco Borsetti, country manager Alvarion Italia. «In tutte le regioni italiani ci sono progetti di banda larga wireless, promossi dalla Provincia o dalla Regione, con fondi almeno in parte comunitari», aggiunge Carlo Mirone, direttore operazioni mercato Pubblica Amministrazione presso Cisco Italy.
L’Hiperlan è usato non solo per ultimo miglio ma anche per backhauling (banda di trasporto dati tra antenne).
Le offerte per le Pmi vanno dai 4 agli 8 Mbps, con tariffe dai 30 ai 100 euro al mese, con banda garantita e possibilità di usare il VoIP, talvolta anche in mobilità (su cellulari Symbian ad esempio).
In generale, nel Nord Italia i progetti si muovono grazie all’intervento di Province e Regioni, da una parte, e provider minori dall’altra. Al Sud, invece, agisce Infratel-Sviluppo Italia in accordo con le Regioni, per sviluppare reti wireless banda larga (sono in via di realizzazione, per esempio, in Basilicata e Sardegna).
Altri indizi confermano che questo è un mercato ormai maturo (o quasi). C’è già il caso di Nettare, un operatore che, partito dalla Toscana con la copertura di 15 comuni, supererà il centinaio entro fine anno, estendendosi anche in diverse regioni del Centro-Nord. Per di più, è anche uno dei primi esempi di operatore wireless che offre connessioni all’ingrosso, a provider locali di regioni distanti. Nelle zone del digital divide, spesso rurali o comunque periferiche, conta infatti molto il rapporto personale tra un provider, che sia una micro impresa conosciuta sul territorio, e le aziende o le famiglie potenziali clienti. La nascita di un secondo livello di mercato (all’ingrosso, dopo quello al dettaglio) è sempre segno di maturità raggiunta per una tecnologia.
Continua e si intensifica la ricerca e lo sviluppo intorno a WiFi Mesh e Hiperlan. Nascono soluzioni innovative. La tecnologia Naaw, per esempio, che sta per Nuovo Apparato Autoconfigurabile Wireless, fa sì che tutti i terminali della rete diventino nodi e quindi ripetitori del segnale WiFi. Si ottimizzano così le risorse e la copertura WiFi. Naaw è stata realizzata dal WiFi-Next, in collaborazione con Politecnico di Torino, ed è basata su un software disponibile con licenza open source.
Anche Cisco, com’è ovvio, continua a migliorare la tecnologia WiFi Mesh. Lo scopo è perfezionare la capacità dell’antenna di adattarsi all’ambiente dinamico delle onde radio e quindi di mantenere in piedi la connessione anche quando uno dei canali soffre di interferenze. Nel caso di WiFi Mesh e Hiperlan, che lavorano su frequenze non licenziate (e quindi condivise), è importante trovare soluzioni (“workaround”) alle interferenze, per offrire una maggiore qualità di servizio.
Cisco sta puntando al miglioramento del software degli apparati, per migliorarne non solo l’adattabilità alle interferenze, ma anche la sicurezza informatica (noto tallone di Achille del WiFi).
Alvarion invece punterà sui prezzi aggressivi della sua gamma di prodotti Hiperlan e, dal 2008, promette di lanciare i primi prodotti Hiperlan specializzati per particolari applicazioni d’uso (come la video sorveglianza). Anche questa segmentazione del mercato per andare incontro a diverse esigenze è segno di maturità ormai raggiunta da parte della tecnologia.
WiMax, estrema speranza per la lotta al digital divide, invece traballa in Italia, a causa di problemi ancora irrisolti: il Ministero della Difesa tarda a liberare il grosso delle frequenze WiMax dai propri radar. Ne deriva una previsione: WiFi Mesh e Hiperlan resteranno ancora a lungo con noi, anche dopo l’arrivo del WiMax. A differenza di quanto si pensasse qualche mese fa, non sono tecnologie di transizione. Sono, del resto, tre tecnologie complementari.
Il panorama che sembra definirsi vede WiFi Mesh e Hiperlan più adatte a provider medio-piccoli, in zone a bassa densità di popolazione. WiMax invece, più costoso e dalla maggiore qualità garantita, va bene per operatori medio-grandi, nelle zone sub-urbane e/o laddove bisogna soddisfare le esigenze di filiali di aziende importanti, in zone di digital divide.