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Svolta Cloud per le PMI: facciamo il punto con Aruba

di Alessandro Longo

Pubblicato 11 Aprile 2014
Aggiornato 23 Maggio 2014 14:05

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Le piccole e medie imprese al giro di boa nell'utilizzo di soluzioni in Cloud: PMI.it intervista in esclusiva Stefano Cecconi, amministratore delegato di Aruba italia.

Le PMI italiane stanno adottando in massa Cloud e CMS, con modalità fino a poco tempo fa prerogativa delle grandi aziende: è questa l’esperienza di Aruba, uno delle principali aziende del settore.
«Per la prima volta, il numero di PMI che ha scelto i nostri servizi cloud ha superato quello delle grandi aziende», dice a PMI.it Stefano Cecconi, amministratore delegato dell’azienda.

Dal vostro punto di osservazione quali sono i servizi digitali che stanno più a cuore delle PMI italiane?

C’è un dato positivo: le PMI stanno diventando più consapevoli dell’importanza di crearsi una prima presenza sul Web e di avere un sito. Si stanno aprendo, insomma, al fondamentale concetto di multicanalità. Abbiamo notato, infatti, nel corso dell’ultimo anno, che le PMI con un IT mediamente o poco strutturato sono sempre più propense ad avvicinarsi ad Internet. Questo è dovuto al grande successo di CMS (Content Management Systems) quali Joomla e WordPress. Sono tendenze che aziende come la nostra stanno cavalcando: offriamo pacchetti chiavi in mano completi di tutto, ma pensati e costruiti intorno a questi due CMS di successo.

=> Le soluzioni Aruba per le PMI

Sempre più spesso, infatti, ci vengono richieste soluzioni pronte all’uso: parliamo della possibilità di ottenere in un’unica soluzione la registrazione di un dominio personalizzato, l’attivazione di caselle di posta elettronica, una web mail oltre ad uno spazio sul quale è installabile un CMS.
Oggi i CMS sono diventati più semplici da utilizzare; inoltre, le aziende  hanno acquisito delle competenze aggiuntive che consentono loro di accedere autonomamente a questi strumenti.

Cresce anche il Cloud acquistato da PMI?

Sì, con una forte novità, dal nostro punto di vista. Mentre in passato erano le grandi aziende quelle che più di altre si orientavano al Cloud, dalla seconda metà del 2013 le PMI hanno avuto la meglio.

Tale dato ha una doppia lettura: da una parte è dovuto al fatto che Aruba ha acquisito più visibilità sul mercato, creando uno specifico focus sul tema Cloud e cercando di sensibilizzare un pubblico sempre più vasto. Dall’altra, il nostro Cloud ha subito un’evoluzione, diventando più interessante per le PMI soprattutto in termini di costi grazie ai nuovi Cloud server SSD, che partono da 5 euro al mese.

Aruba

La nostra volontà è quella di strutturare offerte che si rivolgano a tutti i nostri target di riferimento: il cloud privato si adatta in maniera più specifica all’esigenza della grande azienda; il cloud pubblico, dalle caratteristiche più basic e prezzi concorrenziali, attrae di più le piccole e medie imprese.

L’adozione del Digitale tra le aziende italiane resta insoddisfacente secondo i dati della Commissione Europea. Quali misure si possono pensare per risolvere il problema?

In termini normativi mi viene da pensare all’adozione obbligatoria della posta elettronica certificata (PEC) per le ditte individuali. Quest’obbligo ha permesso a molte aziende di entrare in contatto diretti con il Web e a comprenderne i vantaggi.

=>Approfondisci obblighi e novità PEC

Ma anche l’arrivo dei nuovi domini potrebbe venire incontro alle PMI. Ne verranno varie opportunità di creare offerta commerciale, sfruttando l’onda lunga dei nuovi nomi che nascono. Ad esempio il settore turistico potrà beneficiare in modo considerevole di estensioni come il .hotel. Penso che queste novità potrebbero stimolare anche le PMI più refrattarie alla tecnologia, facendo capire loro che la rete sta cambiando e che ci sono ancora tutte le condizioni per creare una presenza sul web parallela al proprio attuale business.

Quali sono invece i principali problemi che frenano il settore, secondo voi?

Il Digital Divide in Italia pesa molto sullo sviluppo in rete delle piccole e medie imprese, perché nel momento in cui vengono a mancare le infrastrutture digitali, ogni altro proposito passa in secondo piano. Basta leggere i recenti dati Istat per capire che parliamo di un problema ancora persistente: solo il 59,7% delle famiglie italiane ha la possibilità di connettersi in banda larga.

Certo è che spesso, oltre alla mancanza di infrastrutture, ci sono da colmare delle lacune legate al modo di approcciare strategie di vendita e comunicazione: siamo già soddisfatti di come molte PMI abbiano iniziato a percepire in modo chiaro le potenzialità della rete ma siamo sicuri che si possa fare ancora di più. Sono convinto che queste lacune culturali siano superabili attraverso un percorso fatto di sensibilizzazione ed educazione al Web e alle sue potenzialità, in modo che tutti possano cogliere le opportunità offerte dalla propria presenza online.

Per uscirne, infatti, si deve far leva sui decisori, mostrando loro come aziende che hanno già compiuto il salto si trovano oggi avvantaggiate, avendo ampliato i propri orizzonti e le possibilità di crescita e, ancora, creare nuove competenze per esempio all’interno del personale di impresa, investendo in formazione e supporto esterno. Serve una più moderna visione imprenditoriale accompagnata dalla voglia di dedicare parte del proprio tempo e risorse alla presenza sul Web perché è anche qui che si sviluppa il mercato.

Quali sono i rischi che derivano dai nostri ritardi?

Le imprese che oggi non investono sul Digitale hanno un mercato molto ridotto e denso di concorrenza, non intercettando le reali esigenze dei propri clienti. E’ un dato di fatto che oggi gli utenti utilizzano canali differenti nel corso del proprio processo di acquisto, applicando sempre più spesso quello che viene chiamato effetto ROPO (Research Online Purchase Offline): si  usa il Web come prima risorsa per decidere cosa acquistare, confrontare prezzi, valutare caratteristiche e poi si va a comprare in un negozio fisico. Chi non riesce a intercettare questi cambiamenti rimane indietro.

La speranza è che le aziende cerchino di capire, se non di anticipare, quelli che sono i comportamenti d’acquisto degli utenti: il popolo nostrano ha iniziato a comprare sul Web in maniera assidua, ma gli acquisti online sono spesso appannaggio di aziende che non sono italiane da eBay ad Amazon, questo perché le nostre aziende non hanno ancora un’offerta adeguata anche se ci sono alcuni eccezionali casi di successo che potrebbero far da volano per tutte le altre imprese.