Dove va la rete banda larga nazionale

di Alessandro Longo

4 Aprile 2007 09:20

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Quale è il presente e il futuro dell'Adsl italiana? Le risposte sono nelle molte pagine di presentazione del nuovo piano industriale Telecom Italia, 2007-2009

La sostanza dei fatti è che la rete italiana (ultimo miglio e backbone) è ormai allo stremo: va aggiornata. Non solo e non tanto per supportare servizi di nuova generazione televisivi, che del resto ancora, nell’offerta Telecom, non riescono a decollare. No: l’upgrade è necessario per evitare il tracollo dell’esistente. La rete è obsoleta, rischia di essere sommersa di guasti e «a non reggere più le tante Adsl attivate: i primi segnali di cedimento sono arrivati da quest’anno, con i tanti utenti che si sono lamentati per Adsl lente e instabili», spiega Francesco Sacco, docente di strategia aziendale economia all’Università dell’Insubria e della Sda Bocconi, e membro del comitato scientifico di Equiliber (associazione senza scopo di lucro finalizzata a migliorare le conoscenze che i cittadini hanno delle conseguenze dello sviluppo tecnologico ed economico). Il problema, insomma, comincia a essere sotto gli occhi di tutti. E purtroppo la soluzione, come rivela il nuovo piano industriale, arriverà a passettini, perché «Telecom farà investimenti molto contenuti nella nuova rete», spiega Luca Berardi, analista del settore Tlc presso l’osservatorio di ricerca internazionale Idc. Il grosso avverrà solo dal 2009.

La situazione adesso vede 6,770 milioni di linee Adsl che insistono su rete Telecom Italia (di cui 5,639 di Alice e 1,131 di altri operatori, che acquistano il servizio all’ingrosso dall’ex monopolista). È un salto di un milione di linee, rispetto al 2005. A questo numero bisogna sommare quelle in unbundling, di vari operatori. Ad aumentare non è solo il numero di utenti Adsl, ma anche la loro qualità: nel 2006, per la prima volta, le offerte Alice a consumo hanno smesso di essere dominanti. A dicembre 2006 le Alice flat-rate erano al 50 per cento.

Telecom ha ancora circa il 70% delle Adsl italiane, significa che in generale è migliorata la tipologia di utente Internet nostrano. Solo connessioni banda larga flat-rate, infatti, come ribadito tante volte dalla stessa Telecom, permettono di essere a tutti gli effetti cittadini di Internet, in grado cioè di apprezzarne al meglio e a lungo le prerogative. La conseguenza è che sta crescendo il traffico sul backbone nazionale: anche questo è un dato appena fornito da Telecom. Il traffico raddoppia ogni 16-18 mesi (trend 2002-2009).

Non solo, Telecom è generosa di dati e dice anche che il 48 per cento del traffico nazionale (di tutte le connessioni italiane, quindi) è formato da peer to peer. È la fetta più grossa. Al 26 per cento c’è poi un cumulo di servizi nuovi- IPTV, VoIP e streaming. Il normale traffico Internet è il 19 per cento del totale e poi c’è un 7 per cento di "business data". Il backbone ha una capacità di 200 Gbps (dice Telecom); è basato su sistemi gigarouter e, più di recente, anche su terarouter interconnessi. È una materia che diventa sempre più importante per Telecom, dal punto di vista economico. Le entrate dai servizi voce continuano a calare (del 7,8 per cento), tra il 2005 e il 2006, a causa del ribasso dei prezzi, delle tariffe di interconnessione applicate agli altri operatori e della più agguerrita concorrenza.

Al contrario, crescono le entrate Internet (+5,2 per cento). Non ci si può quindi permettere di prendere l’evoluzione della banda larga sotto gamba. E c’è un’urgenza da fronteggiare, a riguardo. L’Adsl è ormai prossima alla saturazione, che coincide con il 50-60 per cento di doppini attivi. Oltre non si può andare: le tante Adsl causerebbero un rumore di fondo in ambiente cavo tale da generare interferenze e, di conseguenza, la perdita di qualità della connessione.

Rimediare al rischio di saturazione è il primo motivo, citato da Telecom, per il quale bisogna aggiornare il network. In più (secondo motivo), il network adesso è pieno di apparati vecchi, obsoleti; vanno aggiornati, con il passaggio da Atm a Ethernet (IP), per evitare il rischio, previsto da Telecom, di avere 400 mila ticket di guasto nel triennio. È necessario anche abbassare il failure rate Adsl, portandolo dall’attuale 1 per cento allo 0,5 per cento.

Il terzo motivo è più futuristico: bisogna potenziare il network per sostenere servizi evoluti. Il punto è che finora l’IPTV di Telecom non è andata bene, come rivelano i primi dati, comunicati con il piano industriale: 30 mila utenti, a dicembre 2006 (i progetti ne prevedevano 300 mila per quella data). Al contrario, va bene un servizio che ha bisogno di poca banda: il VoIP di Alice: 400 mila utenti, a dicembre 2006 (circa il 40 per cento del totale degli abbonati VoIP italiani, secondo stime Telecom). In più, Telecom prevede che risparmierà un miliardo di euro, a fine progetto, grazie al nuovo network, che ha minori costi di intervento, manutenzione, gestione, energetici.

Ecco che deve partire quello che Telecom chiama il progetto della Ngn2, cioè della seconda next generation network. Consiste in due operazioni: portare su Gygabyte Ethernet tutto il backbone (che invece adesso è in parte su Atm e quindi non totalmente IP); estendere la fibra accorciando il doppino di rame dell’ultimo miglio. La fibra (passiva, Gpon) sarà portata fino agli armadi in strada; in quelle zone saranno eliminate le centrali, a beneficio dei conti Telecom. In una minoranza di zone, la fibra arriverà addirittura fin nelle case e negli uffici. Dall’armadio all’utente la connessione sarà in Vdsl. La banda di accesso sarà così di 50-100 Mbps. Sullo stesso backbone insisteranno interamente non solo i servizi di rete fissa, ma anche quelli mobili (fino al traliccio dove c’è l’antenna radio).

Adesso, invece, solo in parte le reti mobili e fisse utilizzano le stesse infrastrutture. L’Ngn2 si chiama così perché un network di nuova generazione è già presente, in Italia: è su Ethernet, IP ed è basato su Dslam Adsl2Plus fino a 20 Mbps (posti in centrale). Nel corso del 2007, la prima Ngn coprirà il 50 per cento della popolazione (dal 45 per cento del 2006). L’Ngn2, invece, partirà nel 2007 da Milano, ma a dicembre sarà su appena lo 0,2 per cento della popolazione. Nel 2008 si passa al 2,2, toccando prima Roma e poi altre sei città.

Nel 2009 le città saranno 20 (5,2 per cento della popolazione). Dal 2009 Telecom conta di cominciare, progressivamente, a dismettere le linee voce tradizionale migrandole del tutto al VoIP. Per allora l’Adsl normale sarà sul 98,5 per cento e quella 2 Plus sul 67 per cento. Ecco perché l’Ngn2 sboccerà davvero solo dal 2010; nel 2007-2009, del resto, Telecom investirà solo 500 milioni dei 6,5 miliardi previsti per il progetto.