La consumerizzazione dell’IT (Information Tecnology) è un fenomeno evidente in Italia, dove le Pmi trainano il naturale spostamento di strumenti e applicazioni dal mondo consumer a quello business, consolidandone l’utilità nel contesto d’impresa.
Attualmente la consumerizzazione dell’IT intercetta un quarto del budget IT, ponendosi tuttavia forti interrogativi sulla sicurezza e sui meccanismi di comunicazione.
Nel nostro paese a rappresentare il fattore trainante di questo fenomeno sono le Pmi, molto numerose e in gran parte molto avanzate tecnologicamente.
Questi sono solo alcuni degli elementi evidenziati dalla ricerca commissionata da Avanade e realizzata da Wakefield Research, condotta su 605 tra dirigenti di livello C, decisori IT e responsabili di aziende operanti in 17 Paesi fra Nord America, Europa, Sud America e Asia.
Byod (Bring your own device)
In particolare il 63% dei 30 manager italiani intervistati affermano di aver modificato le policy correlate alla tendenza del Bring your own device (Byod), contro la media globale del 32%.
Inoltre il 90% dei manager italiani dichiara che comunque i propri dipendenti utilizzano i propri dispositivi informatici in azienda.
Non esiste quindi in Italia quella resistenza ad integrare i dispositivi personali in azienda, anzi questa pratica risulta piuttosto diffusa ed è realizzata non solo per attrarre i cosiddetti millennial o per motivi economici.
Al contrario il parere favorevole deriva soprattutto dalla possibilità di consentire ai dipendenti di lavorare ovunque (58%), e permette di poter lavorare oltre l’orario d’ufficio (42%).
Dichiarazioni in linea con l’effettivo utilizzo dei dispositivi privati, ormai non solo utilizzati per controllare le email o per accedere ai social network, ma anche per accedere ad applicazioni aziendali mission-critical. Il 45% usa soluzioni CRM, il 44% applicazioni per il monitoraggio delle spese e il 38% sistemi ERP.
Anche nel nostro Paese rimangono tuttavia grandi perplessità, tra la quali si evidenzia la sicurezza, per la quale le maggiori preoccupazioni (90%) riguardano l’incapacità di tenere il passo dell’utilizzo intensivo, con rischi reali di un data breach.