Per qualche anno ancora sembra proprio che la legge di Moore non corra seri pericoli. D’altra parte, sono ormai diversi mesi che tra le caratteristiche principali delle CPU la velocità in assoluto non è il fattore per eccellenza. Infatti, anche il progressivo affermarsi di tecnologie di calcolo parallelo e la ripartizione dei carichi di lavoro all’interno dei microprocessori hanno finito per influire sul throughput totale in misura importante.
Gli ultimi mesi sono stati però segnati da un’ulteriore evoluzione destinata con tutta probabilità a segnare un passaggio generazionale non solo a livello di CPU ma anche e soprattutto nell’architettura dei data center. A livello server infatti, cloud computing, virtualizzazione e consolidamento non sono più progetti su carta ma vere e proprie strategie mirate prima di tutto a ridurre i costi. Di pari passo, il risveglio dell’attenzione alle tematiche ambientali porta le aziende a prendere in esame anche questo fattore al momento di riprogettare la sala server.
Sono proprio queste i principi posti al centro dell’attenzione da Intel in occasione di uno degli annunci più importanti degli ultimi anni a livello aziendale. Sono infatti 17 i nuovi processori destinati ad arricchire questa fascia di mercato, con il Xeon 5500 series nel ruolo di portabandiera.
Seguendo le tendenze del momento, stando a quanto dichiarato dall’azienda, l’intera gamma è stata concepita sulla base delle esigenze specifiche di cloud computing e virtualizzazione adottando nuove tecnologie in grado di aumentare anche l’efficienza energetica.
Tecnologia al passo con i tempi
In particolare, l’ex progetto Nehalem promette un incremento delle prestazioni in un intervallo compreso tra il 70% e il 125% rispetto alla precedente generazione Xeon 5400. Oltre che alla nuova architettura interna, una delle novità più significative è la funzionalità Turbo Boost, capace di variare la velocità di clock dei singoli core sulla base del carico di lavoro e della valutazione per la singola applicazione del reale vantaggio di applicare il parallelismo in fase di esecuzione del codice.
In tema di virtualizzazione, Intel introduce Virtualization FlexMigration, funzionalità pensata espressamente per le relative applicazioni. L’obiettivo è fare in modo che un sistema basato su Xeon 5500 possa risultare modo ottimizzato in funzione delle esigenze software.
Più lavoro, meno energia
Sull’onda del risparmio energetico a tutti i costi, nella nuova generazione di processori server non poteva mancare un richiamo importante al consumo di corrente elettrica. Puntualmente, gli Xeon 5500 promettono passi avanti in termini di efficienza energetica, prima di tutto attraverso un maggior controllo sui costi della bolletta. Significativa in questo senso, la riduzione del livello di potenza in inattività a 10 watt, vale a dire un calo del 50% rispetto alla generazione precedente Xeon 5400.
Inoltre, nuovi power gate integrati, basati sulla tecnologia proprietaria con gate metallici (high-k), consentono la disattivazione in modo indipendente dei core inattivi. Per concludere, alla riduzione dei consumi contribuiscono anche 15 stati operativi automatizzati.
Il risultato, secondo Intel, è un netto miglioramento delle funzioni di power management del chip, adattando il consumo energetico del sistema in base al throughput in tempo reale, senza produrre effetti negativi sulle prestazioni.
Lo sviluppo del processo di produzione dei semiconduttori a 45 nm su cui è lo Xeon 5500 ha portato a un aumento significativo dell’efficienza energetica nei server – dichiara Carmine Stragapede, Regional Business Manager Intel Italia & Svizzera – . I nostri benchmark rivelano che per un data center di medie dimensioni, da 6.000 attività simultanee, è possibile stimare un risparmio di 316.000 dollari sui soli costi energetici rispetto all’uso dei precedenti processori dual-core a 65 nm".
A sostegno della validità della nuova generazione di CPU lato server, come d’abitudine la società di Santa Clara esibisce le testimonianze dei produttori che hanno già avuto modo di integrare i processori sui propri server. Oltre ai nomi più noti del settore, IBM con i System X, HP con i ProLiant, Fujitsu Siemens con i Primergy e Dell con i PowerEdge, spicca il nome di Cisco il cui marchio si affianca per la prima volta a un server proprio con la nuova generazione Intel.