Meno energia, più vita all’hard disk. E l’ambiente ringrazia

di Giuseppe Goglio

12 Marzo 2009 09:00

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Una serie di tecnologie proprietarie consente ai dischi dissi Caviar Green di ridurre i consumi energetici fino al 40%. Versioni SATA da 500 Gbyte a 1 TByte con 16 o 32 Mbyte di cache

Immaginare che un hard disk diverso da quello attualmente in uso nel proprio Pc possa contribuire a migliorare la qualità della vita forse è eccesivo, ma certamente le tecnologie più recenti possono ridurre il consumo energetico dell’unità e di conseguenza ci guadagna prima di tutto la bolletta. Sul singolo utente forse la differenza non è così tangibile, ma sulla base dei dati diramati da WD, le unità Caviar Green (disponibili con interfaccia SATA in tagli da 500 Gbyte, 640 Gbyte, 750 Gbyte e 1 Tbyte) adottate in organizzazioni di una certa dimensione possono portare a vantaggi tangibili.

Come ormai d’abitudine sempre più diffusa, per attirare l’attenzione l’azienda gioca sulle emissioni di CO2 affermando che nel giro di un anno, i 4-5 Watt di consumo in meno garantiti dai nuovi dischi fissi equivalgono a 13,8 Kg di immissioni, circa il consumo di un’autovettura in tre giorni.

Al di là di questo però, il punto interessante è scoprire come queste nuove unità possano raggiungere queste prestazioni e quali situazioni si prestano maggiormente al loro impiego. Nel momento in cui acquistano visibilità le memorie allo stato solido, la questione legata ai consumi può contribuire infatti ad allungare la vita degli hard disk tradizionali. Secondo i dati forniti da WD, i risparmi relativi alla singola unità, possono raggiungere il 40%. Dal momento che al crescere della capacità aumenta in modo proporzionale la quantità di energia necessaria al funzionamento, quando si arriva a parlare di terabyte allora la questione assume una certa consistenza.

Frutto del lavoro di squadra

Il risultato raggiunto con i Caviar Green è frutto della combinazione di tre tecnologie proprietarie: IntelliSeek, NoTouch, e IntelliPower. "IntelliPowerc consente di raggiungere il migliore equilibrio tra velocità di rotazione, velocità di trasferimento e algoritmi della cache portando a risparmi energetici significativi ed eccellenti prestazioni – spiega di Maurizio Di Carlo, Country Manager Branded Products per Italia, Grecia e Israele di WD -. IntelliSeek invece, permette di calcolare le velocità di seek ottimali per ridurre consumo energetico, rumore e vibrazioni. No Touch infine, significa che la testina di scrittura non tocca mai il supporto, riducendo l’usura".

Il tutto si traduce in quei 4-5 Watt di consumo in meno grazie anche al fatto che riuscendo a operare con minori temperature di funzionamento si ottiene non solo un minore rumore complessivo del sistema, ma soprattutto l possibilità di lavorare anche senza ventola di raffreddamento. Un ulteriore contributo viene dalla tecnologia Spin-up a basso consumo, capace di ridurre la richiesta di corrente durante l’avvio.

Più terabyte, meno consumi

I risultati ottimali si ottengono con quella che attualmente viene considerata una dimensione superiore alla media ma probabilmente ancora non per molto: "Le capacità fino a 2 TByte sono ideali per programmi che fanno un uso intensivo di operazioni di archiviazione – afferma Di Carlo -, e sistemi operativi che necessitano di grandi quantità di spazio come Windows Vista, con spazio disponibile anche per foto, brani musicali e video".

Per i meno sensibili alla questione puramente economica o ambientale del consumo energetico, l’interesse nei confronti dei Caviar Green può derivare dal possibile impiego all’interno di hard disk esterni. Minore consumo infatti significa maggiore libertà di utilizzo in combinazione con un notebook in situazioni di mobilità, salvaguardando la batteria del Pc portatile.

Anche il futuro è verde

Per quanto ridotti, i consumi di un hard disk con il piatto girevole restano comunque superiori a quelli delle unità di nuova generazione basate sulla tecnologia a stato solido. Per il momento però, la partita sembra ancora tutta da giocare: "È ovvio che una unità SSD, non avendo componenti meccanici, consumi di meno, ma non si può parlare di prestazioni superiori relativamente alle operazioni di scrittura/lettura delle informazioni – sottolinea Di Carlo -. Numerosi test stabiliscono che l’operazione di scrittura sulle SSD presenta dei problemi ritardando i tempi. Inoltre è dimostrato che la durata delle SSD è limitata a un intervallo tra 10.000 e 100.000 operazioni di scrittura/lettura a seconda dal chip utilizzato, quindi riducendo la vita delle SSD".

Da non trascurare infine, la differenza di costi ancora marcata al punto da rendere le SSD soluzione idonea per situazioni particolari, come per esempio alcuni notebook dove ingombro e peso sono gli elementi distintivi piuttosto che sistemi di fascia alta con esigenze estreme in fatto di prestazioni. Per il resto, il futuro dell’hard disk tradizionale ha tutte le carte in regola per restare verde ancora a lungo.