Nonostante le perduranti polemiche (i provider avrebbero voluto un bitstream ancora più vantaggioso), pare infatti ormai assodato che le nuove condizioni economiche miglioreranno l’offerta al pubblico: per prezzi, velocità, varietà delle caratteristiche, qualità complessiva delle connessioni.
Per averne conferma, è stato sufficiente fare un piccolo sondaggio presso alcuni operatori- Wind, Fastweb, MC-link, Ngi. Tutti convengono nell’annunciare migliorie in vista, appunto in primavera, per le proprie connessioni xDsl, grazie al bitstream. È possibile quindi già ora prevedere che, anche se il bitstream non sarà una rivoluzione, contribuirà a un netto passo avanti della banda larga italiana.
Le caratteristiche del bitstream
Per cogliere il senso della novità, è utile sapere che il bitstream sostituirà già da febbraio l’attuale offerta all’ingrosso Telecom. Quell’offerta, cioè, che permette agli operatori di creare connessioni xDsl e Cvp su rete di Telecom Italia (ossia laddove non hanno una propria rete di unbundling).
Il bitstream servirà soprattutto a utenti e aziende delle zone non raggiunte da unbundling e ai provider che non hanno proprie infrastrutture. Gli operatori maggiori hanno rete unbundling su circa il 50% della popolazione; useranno quindi il bitstream sulla restante metà e potranno così fare una più efficace concorrenza a Telecom su tutto il territorio nazionale.
Si dovrebbe così superare (o minimizzare) un problema, definito anche “digital divide di secondo livello“: c’è ad oggi un abisso tra le caratteristiche delle xDsl in unbundling e quelle delle altre. A parità di canone, le prime sono sulla carta molto più veloci e/o più economiche, perché gli operatori che hanno investito in unbundling possono poi avere condizioni economiche migliori rispetto alla normale offerta all’ingrosso Telecom. «Le differenze si ridurranno, anche se abbiamo fatto in modo che l’unbundling, dopo l’investimento iniziale, sia comunque più economico rispetto al bitstream. Lo scopo resta appunto di tutelare gli investimenti in infrastrutture e stimolarne nuovi», spiega Stefano Mannoni, consigliere dell’Autorità Garante delle Comunicazioni (Agcom).
Il bitstream è diventato realtà appunto attraverso una serie di delibere Agcom, che si sono succedute tra svariate peripezie e lungaggini dal 2006 ad oggi; per arrivare a quella conclusiva, che ha dato il via al tutto: la 133/07/Cir del 21 dicembre 2007, con cui Agcom approva, dopo averli ridotti, i prezzi del listino bitstream di Telecom Italia. «Abbiamo ribassato del 30 e del 10 per cento i prezzi di banda e di accesso alla rete, rispetto a quelli proposti da Telecom», dice Mannoni.
Adesso il costo è 9 euro al mese, per linea, per l’accesso alla rete; e 0,58 euro al Kbps, all’anno, per il trasporto della banda. Sono prezzi Iva esclusa, ovviamente, perché rivolti agli operatori.
Lo sconto è notevole rispetto al listino all’ingrosso ancora in vigore nel 2007, soprattutto riguardo all’accesso (costava quasi il doppio).
Quali vantaggi
Le novità tariffarie derivano dal fatto che il bitstream è la prima offerta all’ingrosso a calcolare i prezzi secondo uno schema cost-plus. Finora invece ha regnato il retail-minus: gli operatori pagavano quanto i prezzi delle offerte Alice corrispondenti, meno una cifra che ne garantisse i profitti. Il che ha portato ad avere in Italia un mercato della banda larga orientato dagli upgrade delle offerte Alice.
Il cost-plus invece parte dai costi che Telecom affronta per offrire ciascuna delle componenti dell’offerta banda larga all’ingrosso. Dai costi si arriva ai prezzi per gli operatori dopo una maggiorazione (il “plus”) che garantisce i profitti Telecom. I costi Telecom sono certificati in una contabilità regolatoria consegnata ad Agcom.
Gli operatori avranno quindi mano più libera nel creare le offerte; potranno comprare le varie componenti (la banda, l’accesso, il trasporto interurbano…) e poi metterle insieme come in un puzzle, a formare l’offerta al pubblico (finora i pacchetti componibili all’ingrosso sono stati meno flessibili).
La contropartita per l’incumbent (Telecom) è che con il bitstream potrà lanciare offerte al dettaglio senza prima richiedere l’autorizzazione Agcom (che d’ora in avanti farà quindi solo un controllo a posteriori sulla legittimità delle Adsl Alice). È possibile che questo accelererà la messa sul mercato di nuove Adsl Telecom.
Così funziona il bitstream in tutta l’Europa; in Italia è arrivato in ritardo. Agcom cerca però di farsi perdonare grazie ad alcuni aspetti innovativi che rendono unico il bitstream italiano.
Il più importante è che gli operatori possono scegliere di collegarsi a ben tre punti della rete Telecom: distant switch, parent switch e dslam in centrale, qui elencati in ordine di progressiva vicinanza all’utente finale. Più l’operatore si avvicina al cliente, più fibra deve gestire (crescono gli investimenti necessari), ma in cambio può meglio controllare la qualità dell’offerta finale. Se si collega al dslam può anche decidere il taglio della banda di picco da offrire. Il collegamento al dslam è autorizzato però solo nelle centrali dove l’unbundling non è ancora diffuso.
Le novità in arrivo
Gli operatori alternativi già prevedono di poter fare un upgrade della banda reale disponibile sulle Adsl attive fuori dall’unbundling. Il che sarà un vantaggio anche per chi abita in una grande città, perché potrà accedere a un più ampio numero di xDsl di qualità, offerte da una moltitudine di provider.
Fastweb prevede di portare a 20/1 Mbps le Adsl su tutto il territorio nazionale, da questa primavera. Wind annuncia che renderà più stabili e prestanti le Adsl fuori dall’unbundling. MC-link ha già varato un upgrade della banda di picco e garantita; si prepara inoltre a lanciare offerte aziendali per Vpn a 10, 20 e 30 Mbps in Sdh.
È possibile che, laddove sia possibile il collegamento al dslam, fioriranno anche tagli Adsl inediti, per esempio con molta banda in upload. Alcuni operatori principali (Wind, Tiscali, Tele2) hanno già anticipato il varo delle Adsl 7 Mbps nelle zone fuori dall’unbundling, facendo un upgrade di massa per replicare a un’analoga mossa di Telecom; in realtà però solo con il listino bitstream, potranno acquistare una quota adeguata di banda in modo da rendere reale questo upgrade.
È probabile inoltre che i provider scontino i costi di attivazione delle Adsl naked (prive di linea voce Telecom). Il bitstream infatti riduce a un terzo (da 150 a 50 euro) il corrispondente costo chiesto da Telecom agli operatori per attivare un’Adsl naked.
È vero che il bitstream conferma i rincari all’ingrosso sui canoni delle Adsl naked; questi ultimi però sono già stati ribaltati da un anno dai provider sull’utente finale. Gli sconti sulle altre componenti dell’offerta all’ingrosso potrebbe quindi permettere i provider di ridurre anche i canoni delle Adsl naked. Lo ha già fatto MC-link, sulle Adsl naked rivolte alle aziende.
Altri sconti potrebbero arrivare nella nuova offerta bitstream 2008 , come richiede Aiip. Agcom valuterà infatti nelle prossime settimane se ci sono margini per scontare ancora il listino Telecom. Agcom è consapevole di avere approvato di fretta l’attuale listino bitstream, senza poter fare tutti i controlli che avrebbe voluto sulla contabilità regolatoria; per questo motivo, ha deciso che i prezzi bitstream 2008 avranno valore retroattivo. I provider avranno soldi indietro da Telecom se i nuovi futuri prezzi saranno più bassi rispetto agli attuali, appena approvati.