Secondo il punto di vista dei più convinti sostenitori di un’alternativa al sistema operativo Windows e al mondo Microsoft in genere, i software open source sarebbero in grado di reggere il confronto senza alcun timore. D’altra parte, i favori incontrati da un numero sempre maggiori di aziende per la suite di office automation OpenOffice, il cui utilizzo completamente svincolato dai costi di licenza non può fare a meno di attirare l’attenzione de responsabili dei bilanci aziendali, sembrerebbero confermare che una concreta attenzione verso queste opportunità esiste.
Dal punto di vista dei sistemi però, la realtà del mercato si presenta decisamente diversa. Se l’impiego di software applicativi viene in genere considerato un’operazione a rischio ridotto, modificare sistemi operativi in uso spesso da lungo tempo è una scelta decisamente più delicata.
Di fatto, sul fronte dell’offerta, Linux è un’alternativa ancora molto poco concreta, soprattutto in Italia e al di fuori dell’ambito server, su cui il sistema del pinguino è invece un grosso concorrente di Microsoft. È infatti limitatamente alle macchine più potenti che il mercato nazionale, ma anche europeo, presenta proposte standardizzate. Offerta che praticamente sparisce nel contesto dei desktop e dei notebook destinati a dipendenti e collaboratori.
Negli Stati Uniti la situazione è leggermente differente. Grazie all’iniziativa di diversi assemblatori, è possibile acquistare Pc portatili con già installata e funzionante una distribuzione Linux. Per quanto riguarda i grandi produttori invece, a parte qualche annuncio di Dell, attualmente c’è da registrare solamente voci di una ormai prossima proposta da parte di Asus. Ma ancora niente di ufficiale.
Un’offerta tutta da inventare
Quella che a rigor di logica sembrerebbe quindi avere tutte le carte in regola per presentarsi come valida alternativa, in Italia non ha ancora trovato produttori che ci credano veramente. Un aiuto a comprendere le motivazioni di questa strategia di temporeggiamento lo propone uno dei diretti interessati, Sandro Bacchetti, brand manager di Lenovo Italy: "La nostra esperienza è basata sul mercato professionale aziendale e in questo segmento la richiesta è poco significativa. Spesso le società non hanno a disposizione le risorse che l’utilizzo di Linux richiede. Inoltre, la maggioranza delle applicazioni aziendali esistenti è basata su altri sistemi operativi".
Il problema non sono quindi gli eventuali problemi che si possono sempre incontrare nella piena compatibilità di documenti di Microsoft Office con i formati di OpenOffice, ma il collegamento alle applicazioni aziendali, database, CRM, ecc. Ciò non toglie comunque, che l’alternativa Linux resti tuttora ignorata, anche se con tutta probabilità ci si attende un evolversi della situazione. "La nostra esperienza è basata sul mercato professionale aziendale – precisa Bacchetti -. In questo segmento di mercato la richiesta è poco significativa. Spesso le società non hanno a disposizione le risorse che l’utilizzo di Linux richiede e inoltre, la maggioranza delle applicazioni aziendali esistenti è basata su altri sistemi operativi".
Semplice interesse quindi, destinato nella quasi totalità dei casi a rimanere tale e poco propenso a passare alla fase successiva, quella della messa in opera. "All’interno del blog dei clienti Dell il tema Linux è risultato essere uno tra quelli di maggiore interesse su scala mondiale – conferma Matteo D’Elia, brand manager notebook dell’azienda-. Circa 30.000 utenti hanno espressamente richiesto client con Linux". Richiesta considerata certamente degna di nota ma non ancora tale da rendere conveniente approntare un’offerta estesa: "Al momento le uniche nazioni nelle quali proponiamo prodotti con la distribuzione Ubuntu di Linux sono Germania, Francia e Gran Bretagna – aggiunge D’Elia -. Per tutte le altre nazioni, Italia compresa, si sta valutando se (ed eventualmente in che tempi) introdurre la stessa tipologia di prodotti. Concretamente però non abbiamo una data".
Non molto distante anche la posizione di Lenovo, che per ora si limita alla compatibilità dei propri prodotti: "La nostra gamma di notebook comprende modelli certificati per Novell/SUSE – afferma Sandro Bacchetti -. In Italia non disponiamo di portatili con precaricato Linux, per il limitato numero di richieste, offerta che però è presente in altri Paesi".
Aspettare il momento giusto
Nonostante questo, le motivazioni per individuare in Linux un nuovo potenziale commerciale non mancano. Oltre agli innegabili ostacoli da superare, "sicuramente la minore diffusione, la necessità di competenze interne e un certo ritardo nel recepire le nuove tecnologie", secondo Bacchetti, non mancano infatti diversi vantaggi, in grado di permettere di conquistare una posizione importante a chi per primo saprà cogliere il momento giusto e adottare la strategia adeguata a riscuotere consensi.
"Uno dei grandissimi vantaggi che discenderebbero dall’introduzione anche in Italia di Linux su notebook e desktop è la possibilità di conquistare una parte di mercato, finora sempre considerata una nicchia, che sta prendendo via via più spazio – conclude Matteo D’Elia di -. Si può descrivere questo tipo di utenti sia come ‘esperti’ in materia di tecnologia, sia come opinion leader nei confronti del resto del mercato".