La notizia, che apre la porta al loro decollo a breve in Europa e in Nord America, è l’alleanza tra Nokia e Visa. Il frutto è stato l’arrivo del primo cellulare occidentale che integri un chip Rfid per Nfc (Near field communications), tecnologia che, basata su onde radio a corto raggio, permette di connettere senza contatto due terminali.
Il cellulare è il Nokia 6136 ed è stato presentato a inizi gennaio al Ces di Las Vegas (www.cesweb.org), la principale fiera di elettronica al mondo. PMI.it c’era e ha provato il terminale. Nello stand se ne mostravano tre applicazioni: il collegamento bluetooth via Nfc a una stampante, a un manifesto pubblicitario; e l’uso con uno scanner che dovrebbe gestire un sistema di pagamento.
L’Nfc infatti ha due utilità principali: «facilita il bluetooth, rendendolo in potenza un servizio adatto all’utente medio, e abilita i sistemi di pagamento contactless», ci ha spiegato Doug Dawson, il communications manager di Nokia, allo stand del Ces. «Il bluetooth è utile, ma è complicato, laborioso; troppo, per l’utente medio, che è scoraggiato dall’usarlo perché non vuole perdere tempo nel configurare il pairing blueooth – continua Dawson. L’Nfc facilita il tutto».
E ci mostra che è sufficiente avvicinare per un attimo una stampante bluetooth al Nokia 6136 per connettere i due terminali. «Il che apre a un mondo di servizi e anche a un diverso modo di fare pubblicità», aggiunge. «Per esempio, avvicino il cellulare a questo manifesto dove c’è la pubblicità di un film e sul Nokia mi appare in automatico il video del trailer». Gratis, ovviamente, com’è gratis il Bluetooth: non occupa la banda dell’operatore mobile.
È ovvio che l’altro terminale con cui il cellulare entra in contatto debba integrare un lettore Nfc. È possibile inserirlo anche in sistemi che regolano l’accesso o il pagamento. Per esempio, la cassa di un supermercato o il cancelletto elettronico che si apre per fare passare i possessori di biglietto al metro. Il 6136 uscirà nel primo trimestre 2007 a un prezzo di circa 260 euro.
Visa ha partecipato per mettere a punto il sistema di pagamento. Il lettore comunica tramite il chip del cellulare e legge una smartcard interna, dove ci sono i dati utili al pagamento o all’accesso. Il costo di quanto acquistato è sottratto dal conto corrente tramite carta di credito, quindi, associata alla sim del cellulare. La sim offre un livello di protezione molto robusto, però è possibile comunque aggiungere un’ulteriore barriera: una password da digitare prima dell’addebito. Oppure, nel caso di alcuni mezzi di trasporto, la smartcard interna al cellulare comunica al lettore che l’utente è abbonato al mezzo di trasporto e abilita al passaggio.
Visa ha annunciato che la prima versione del cellulare permetterà di fare anche direct marketing e in futuro saranno abilitati altri servizi, come il pagamento tra utenti (person-to-person), via Nfc. L’alleanza tra Nokia e Visa è importante perché, fornendo un primo esempio di piattaforma completa, sblocca lo stallo che stava attanagliando i sistemi Nfc in occidente. L’Nfc è una tecnologia inventata da Philips e Sony, ma «purtroppo non è stata ancora standardizzato, il che ne limita la diffusione su scala globale», spiega Nitesh Patel, analista presso Strategy Analytics. «Il problema potrebbe essere risolto presto, perché Sony e Philips nel 2007 cominceranno a lavorare in joint venture per creare il primo standard Nfc».
La proposta di Nokia e Visa è già però un ponte verso una standardizzazione. Il Giappone smetterà presto insomma di essere un caso isolato, dove ha successo una versione locale dei servizi Nfc: ad oggi sono 13,5 milioni gli utenti di cellulari abilitati, a tre anni dal lancio. Gli utenti entrano così nella metro o pagano in 30 mila punti vendita convenzionati. È un servizio della piattaforma Imode, dell’operatore mobile Ntt DoCoMo.
Strategy Analytics prevede che gli utenti spenderanno, con i pagamenti contactless (Nfc) via cellulare, 36 miliardi di dollari, nel mondo, nel 2011, proprio grazie al passaggio verso uno standard. Nel 2010 sarà Nfc un cellulare su quattro, nel mondo, secondo Abi Research. Prima dell’arrivo del 6136, ci sono stati numerosi trial di servizio in America e in Europa (Germania e Francia), su mezzi pubblici e per pagare al supermercato, attraverso però un terminale Nokia (il 3220) che aveva un supporto posticcio all’Nfc. Il chip era presente su un dispositivo esterno collegato al terminale.
Spesa degli utenti sui sistemi Nfc via cellulare
In Italia chi lavora all’Nfc?
Il consorzio Triveneto (fornitore di servizi interbancari) e Rfidlab (laboratorio dell’Università la Sapienza di Roma) sono i due rappresentanti italiani all’interno dell’Nfc Forum, che si occupa di sviluppare la tecnologia.
Il servizio interessa al settore degli istituti di credito, perché rinnova e snellisce i sistemi di pagamento. Triveneto intende infatti offrire il servizio tra 1-2 anni, dopo averlo sviluppato, alle banche italiane, che poi lo venderanno ai propri utenti. «Noi già da due anni ci occupiamo di Nfc», racconta Carlo Maria Medaglia, direttore dell’Rfidlab. «Abbiamo diversi progetti aperti sulle tecnologie Nfc e lavoriamo sulle problematica dei pagamenti tramite mobile molto attivamente con il Cnipa (Centro nazionale per l’informatica nella pubblica amministrazione) e l’Abi (Associazione bancaria italiana)».
Un annuncio preciso è stato fatto da Wind, che è favorito dal fatto di essere partner di DoCoMo per l’Imode: «importeremo la formula di pagamento via cellulare a fine 2007, su terminali ad hoc», ha spiegato Maximo Ibarra, responsabile marketing mobile di Wind. L’utente pagherà un abbonamento da 1 a 3 euro al mese e poi potrà pagare in questo modo; Wind non prevede costi di commissioni aggiuntivi rispetto a quelli già applicati dalle banche sui pagamenti via carta di credito.