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Firma digitale certificata dal 25 luglio: quali vantaggi

di Andrea Barbieri Carones

Pubblicato 24 Luglio 2014
Aggiornato 28 Settembre 2023 18:50

Firma digitale verso la standardizzazione su criteri UE si parte con la certificazione di sicurezza dal 25 obbligatoria da luglio.

La firma digitale generata da dispositivi server si appresta a ricevere un forte impulso in termini di sicurezza e garanzie: dal 25 luglio sarà essere verificabile attraverso la certificazione di autenticità prevista dal DL 19 luglio 2012, che impone ai produttori la commercializzazione di soluzioni conformi agli standard comunitari.

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L’universo delle firme digitali è ampio e complesso, spaziando tra soluzioni innovative come la firma grafometrica  –  firma elettronica avanzata, ottenuta dal rilevamento dei dati calligrafici dell’individuo che firma con penna elettronica (ritmo, pressione, velocità, inclinazione della penna, movimento della mano).

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Per evidenziare gli aspetti chiave della nuova normativa, quattro aziende partner attive nel promuovere la corretta adesione ai  nuovi obblighi di legge,  hanno organizzato il  tour Key4paperless a Milano, Padova, Roma e Napoli (ultima tappa, il 16 ottobre), spiegando alle aziende come realizzare i processi di dematerializzazione delle transazioni e sottolineando i vantaggi pratici della firma digitale.

«Insieme a Credemtel, Docugest e Land – ha spiega Federico Berti Arnoaldi, marketing manager di ItAgile e blogger di “Firma facile” – in questo roadshow abbiamo incontrato soprattutto imprenditori e dipendenti di PMI, che vanno rassicurati sul fatto che dal 25 luglio sarà obbligatorio una sorta di “bollino blu” che garantisca la sicurezza delle firme digitali generate da server. Tale certificazione attesterà che il dispositivo ha superato un test di revisione e controllo molto rigoroso».

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«Sono 600 miliardi i documenti correlati con attività business che potenzialmente possono essere digitalizzati. E la maggior parte prevede la possibilità di apporre una firma elettronica. Quasi la metà viene stampato al solo scopo di aggiungere una firma mentre il 60% dei dipendenti stampa i documenti originariamente nati in formato digitale per firmarli e scansionarli nuovamente, con evidente spreco di tempo e risorse» ricorda Giovanni Manca, esperto di digitalizzazione nella PA e sicurezza ICT.

Il risparmio viaggia sull’ordine dei miliardi  (5,2 euro per ogni documento), senza contare il minor tempo impiegato (3 giorni per ogni firma cartacea). Peraltro dal 6 giugno 2014 è scattato anche l’obbligo di fatturazione elettronica verso le PA centrali (DL 55/2013), che da marzo 2015 si estende a tutte le altre amministrazioni locali.

«Il processo di dematerializzazione dei documenti e degli atti della pubblica amministrazione è arrivato alla fase finale» ha detto nel suo intervento romano Giovanni Manca. «Si tratta di una pietra miliare nella digitalizzazione della PA, a tutto vantaggio delle imprese e dei cittadini e – cosa altrettanto importante – anche dei conti pubblici, visto che le risorse che si andranno a risparmiare sono enormi». Si stima che siano circa 2 milioni i fornitori della PA interessati all’applicazione di tale normativa. E il 95% di essi è rappresentato da PMI.

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«Di conseguenza, la certificazione della firma digitale diventa importante anche per la validità di atti e contratti, oltre a essere strumento che rende sicura e inviolabile la propria firma. Da non sottovalutare neanche il ritorno economico sulla PA e sulle imprese: secondo i calcoli, il 25% degli utenti delle firme digitali ha un ritorno dell’investimento in meno di 3 mesi mentre l’81% nel giro di un anno».

Tra i dati resi noti in occasione del convegno anche quelli relativi ai documenti tra PA e aziende: la demateralizzazione riguarderà circa 65 milioni di fatture scambiate ogni anno, pari a un valore di 135 miliardi di acquisti. Tuttavia «l’Italia è ancora indietro – ha concluso Federico Berti Arnoaldi – visto che attualmente solo il 2% delle aziende fornitori della PA sono già tecnicamente in grado di interagire con i soggetti pubblici attraverso la timbri e firme elettroniche e grafometriche. È il momento di trasformare dunque il nuovo obbligo da criticità in risorsa.