Con l’avvento del Digitale e il dominio del Mobile si assiste alla disgregazione di interi settori di mercato, fenomeno al quale Umberto Bertelè ha dedicato il libro “L’altra faccia dell’innovazione. L’impatto della Big Bang Disruption sulle imprese e sui mercati”. Con Big-Bang Disruption si intende il processo di rinnovamento economico legato allo sviluppo di tecnologie dell’informazione innovative, che hanno cambiato le regole di mercato riducendo nel tempo costi di produzione e prezzi al pubblico e stravolgendo il tradizionale compromesso prezzo-performance. Nuovi prodotti e servizi sfruttano la potenza IT per integrarsi al meglio con il modo di vivere e lavorare, raggiungendo una maggiore “customer intimacy” con un successo virale. Il risultato è che intere linee di prodotti – se non interi comparti di mercato – perdono valore da un giorno all’altro. Ad avere la meglio saranno i big-bang disrupters (destabilizzatori dirompenti).
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Il problema è che questa competizione non sempre nasce nello stesso settore, tra aziende con medesimo business model, ma si sviluppa trasversalmente, coinvolgendo settori e prodotti completamente differenti. Larry Downes e Paul Nunes nel libro “Big Bang Disruption: Strategy in the Age of Devastating Innovation”, hanno evidenziato i profondi cambiamenti in atto in molti comparti economici causa dell’effetto combinato di dispositivi mobili (smartphone e tablet) + app + cloud computing + broadband.Esempi concreti sono sotto gli occhi di tutti: gli smartphone stanno sostituendo orologi da polso, macchine fotografiche digitali, dispositivi GPS, calcolatrici, agende elettroniche e sveglie, minacciando consolle di gioco portatili, e-reader, videocamere e pc portatili. E vittime della Big-Bang Disruption sono anche la stampa e l’editoria cartacea o l’industria discografica e cinematografica.
Startup dirompenti
Uno studio continuativo di Accenture evidenzia che i “destabilizzatori dirompenti” sono spesso imprenditori con poca esperienza commerciale e molto “indisciplinati” rispetto alle regole canoniche del management scegliendo di mescolare strategie opposte: essere produttori low-cost, essere leader dell’innovazione ed anche imprese più vicine alla clientela. Grazie ai progressi tecnologici che hanno abbattuto i costi dell’innovazione, possono permettersi di sperimentare, velocemente e a basso costo, direttamente sul mercato, utilizzando tecnologie componenti già disponibili in commercio.
Queste start-up sottraggano quote crescenti di mercato, ma non sempre subentrano nei ricavi e nei profitti alle aziende leader di settore, bensì offrono servizi alternativi in modo pressoché gratuito. La strategia di queste start-up non è suicida come sembra ma punta alla quotazione e vendita al miglior offerente, un trend, con la possibilità di incrementare i profitti profilando gli utilizzatori e/o contribuendo con la propria immagine che ravviva quella dell’acquirente.
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Il caso delle chat app è emblematico: Whatsapp e le altre hanno distrutto il mercato SMS in pochi anni. Con un investimento di 60 milioni di dollari ha battuto ogni record di crescita economica, venendo acquisita da Facebook per 19 miliardi. Un fenomeno analogo a quello di Skype con le sue chiamate gratuite VoIP (oggi parte della famiglia Microsoft).
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Effetti nel B2B
Bertelè sottolinea che questo processo tocca soprattutto le imprese B2C, ma che può colpire anche le B2B, ad esempio nella Supply Chain. Ragion per cui, nell’ambito dell’Agenda Digitale, è necessario intervenire a livello istituzionale per accrescere, nelle imprese italiane la consapevolezza della discontinuità in atto, rendendo disponibili strumenti culturali e finanziari volti a favorire cambi di rotta, promuovendo la voglia di fare impresa sfruttando le opportunità della disruptio e lanciando start-up di respiro internazionale che generino un ciclo virtuoso di interesse per l’Italia. Un po’ come in Corea del Sud, dove il Ministero per il Futuro aiuta le start-up innovative ad uscire da una logica locale e porsi in ottica internazionale guardando ai clienti all’estero.