Ammonta a 206 miliardi di euro il transato dei pagamenti digitali in Italia nel primo semestre del 2023, in aumento del +13% rispetto al 2022. A fine anno, la cifra potrebbe raggiungere un valore compreso tra i 425 e i 440 miliardi, molto vicino al totale delle transazioni in contanti.
Focalizzando l’attenzione sui POS, in particolare, con oltre 3 milioni di terminali, l’Italia merita un primato in Europa, sebbene il POS tradizionale stia lasciando spazio ai nuovi strumenti digitali.
A fornire questi dati è l’edizione semestrale dell’Osservatorio Innovative Payments della School of Management del Politecnico di Milano, che mostra come l’incremento dei pagamenti digitali si stia avvicinando ai ritmi precedenti alla pandemia, quando il tasso medio di crescita annuo era pari a +10,5%.
Se da un lato rallenta la crescita del contactless, dall’altro lato il mercato dei Mobile & Wearable Payment in prossimità non sembra arrestare la sua corsa, tanto che il transato del primo semestre raggiunge 12,2 miliardi di euro (+97%).
Nel corso dell’ultimo anno a crescere è stato anche il Buy Now Pay Later, tuttavia negli operatori che offrono questo servizio aumenta il timore dei possibili insoluti.
I pagamenti con carta crescono più dell’inflazione, stimata da Istat al +6,4% a giugno 2023, e questo significa che gli italiani continuano a usare sempre di più i pagamenti elettronici – ha affermato Ivano Asaro, direttore dell’Osservatorio Innovative Payments -.
Senza ulteriori effetti esogeni o misure mirate all’adozione degli strumenti di pagamento digitali, però, la crescita andrà ad assestarsi nei prossimi anni ai livelli pre-pandemici.
A spingere in questa direzione dovrebbero essere i dati stessi sul legame tra crescita dei pagamenti digitali e lotta all’evasione fiscale: basti pensare che una ricerca svolta dall’Osservatorio Innovative Payments sottolinea come il 35,3% del transato in contante non viene dichiarato.
Nel 2019 il totale mancato gettito legato ai pagamenti è stato pari a 36,9 miliardi di euro tra IVA, IRPEF e IRES. Di questi, 31,6 miliardi di euro derivano dall’utilizzo del contante.
La riduzione dei pagamenti in contante potrebbe ridurre il mancato gettito costringendo gli esercenti a dichiarare questi introiti.