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Professionisti alla prova del digitale: chi vince e chi perde

di Teresa Barone

6 Luglio 2021 12:00

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Crescono gli investimenti digitali di professionisti e studi, che faticano a riprendersi dalla crisi pandemica: l'Osservatorio.

Gli studi professionali hanno reagito all’emergenza sanitaria e alle sue ripercussioni sul mondo del lavoro accelerando la digitalizzazione, aumentando gli investimenti tech e riorganizzando le modalità di gestione e relazione con i clienti. Secondo l’edizione 2020-2021 dell’Osservatorio Professionisti e Innovazione Digitale, promossa dalla School of Management del Politecnico di Milano, nel 2020 la spesa sostenuta da avvocati, commercialisti e consulenti del lavoro per l’acquisto di strumenti digitali è stata pari a 1,694 miliardi di euro, segnando un aumento del 7,9% rispetto all’anno precedente, mentre le stime per il 2021 indicano un’ulteriore crescita del 5,6%.

Circa il 20-25% degli studi che aveva già iniziato da qualche anno il processo di rinnovamento ha avuto conferma della bontà degli investimenti effettuati, riuscendo ad adattarsi con successo a modalità di lavoro e relazioni con la clientela sempre più tech driven e arricchendo il portafoglio clienti.

Restano ancora ai margini, invece, i micro-studi e quei professionisti che per diverse ragioni anche culturali non riescono ad avviare il rinnovamento, anche dal punto di vista collaborativo – afferma Claudio Rorato, Responsabile scientifico dell’Osservatorio Professionisti e Innovazione Digitale.

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Come e dove si investe in tecnologie digitali

Nel 2020 avvocati, commercialisti e consulenti del lavoro hanno investito 1,694 miliardi di euro in strumenti digitali (+7,9% rispetto al 2019). Le previsioni 2021 indicano un’ulteriore crescita, pari al 5,6%, per un importo complessivo di 1,8 miliardi.

A caratterizzare la spesa delle realtà più strutturate, nell’anno della pandemia, sono stati gli investimenti in strumenti per il workflow (+57%) e quelli per la gestione documentale (+34%), con picchi di investimento per le soluzioni di Business Intelligence (+86%), i CRM (+120%) e di Machine Learning (+125%). Per i micro-studi, invece, ci si è concentrati su VPN (+44%), gestione elettronica documentale (+37%), canali social (+26%). In generale, sono stati gli avvocati a investire di più (+29,9%). Tutte le categorie professionali hanno implementato soluzioni per la fatturazione elettronica (adottata dall’85% degli avvocati, dal 92% dei commercialisti, dall’86% dei consulenti del lavoro e dal 96% degli studi multidisciplinari), ma anche applicazioni per le videochiamate (89% legali, 74% commercialisti, 71% consulenti del lavoro e 70% studi multidisciplinari).

Per quanto riguarda il superamento della crisi causata dalla Coronavirus, gli interventi governativi e gli sviluppi normativi hanno incrementato il lavoro degli studi professionali, a beneficio di commercialisti, consulenti del lavoro e studi multidisciplinari, mentre per gli avvocati ci sono stati notevoli rallentamenti relativi all’attività presso i tribunali. Lo dimostrano anche gli esiti di un sondaggio condotto dall’Osservatorio su un campione di 535 PMI e 122 grandi imprese: solo il 32% delle PMI italiane si avvale con continuità degli studi legali, percentuale raddoppiata per le grandi imprese che si rivolgono con maggiore frequenza ai professionisti legali.

Nuova consapevolezza

  • Maggiore comprensione dei propri punti di forza e di debolezza, soprattutto tra gli avvocati (nel 25% dei casi);
  • Più attenta valutazione delle attitudini dei collaboratori, soprattutto fra consulenti del lavoro (34%) e studi multidisciplinari (43%);
  • Ripensamento modelli organizzativi per il 25% degli studi legali, commercialisti e multidisciplinari;
  • Nuova modalità di gestione della clientela per il 70% dei professionisti, basata ora su tecnologie collaborative e una maggiore qualificazione digitale dei dipendenti dello studio.