I criminali informatici hanno sfruttato la pandemia da Covid-19 per colpire le organizzazioni di tutti i settori, a livello politico e aziendale, consumatori compresi.
È quanto emerge dal report “Cyber Attack Trends: 2020 Mid-Year” stilato da Check Point, documento che illustra l’incremento di attacchi a tema pandemico a livello globale.
Gli attacchi di phishing e malware collegati al Covid-19 sono passati da meno di 5.000 a settimana registrati a febbraio, a oltre 200.000 a settimana alla fine di aprile. Azioni che si sono intensificate a maggio e giugno, mesi in cui i vari Paesi hanno iniziato ad allentare il lockdown.
Per quanto riguarda i principali trend, il report evidenza che:
- gli attacchi informatici a livello statale sono aumentati nella prima metà dell’anno, proprio mentre i Paesi cercavano di raccogliere informazioni sulla gestione della pandemia;
- nel 2020 si è diffusa una nuova forma di attacco ransomware che vede gli aggressori estrarre grandi quantità di dati prima di cifrarli. Le vittime che si rifiutano di versare il riscatto vengono minacciate di far trapelare i dati;
- i criminali hanno cercato nuovi vettori di infezione tramite mobile, potenziando le loro tecniche per eludere le protezioni di sicurezza e installare applicazioni dannose negli App Store ufficiali;
- il repentino passaggio al cloud pubblico durante la pandemia ha generato un aumento degli attacchi verso i workload sensibili e verso i dati su cloud.
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Come si evidenzia nel report, la risposta globale alla pandemia ha trasformato e accelerato i modelli abituali di attacco degli hacker durante il primo semestre di quest’anno, sfruttando la paura scatenata dal COVID-19 come copertura per le loro attività.
Abbiamo visto emergere nuove e maggiori vulnerabilità e vettori di attacco, che minacciano la sicurezza delle aziende attraverso tutti i settori.
Gli esperti della sicurezza devono quindi essere consapevoli di queste minacce per garantire alle proprie aziende il miglior livello di protezione possibile durante il resto del 2020.