L’interazione tra uomo e macchina ha subito nel corso degli anni diverse evoluzioni. Restando in meri ambiti informatici si è partiti da comuni tastiere (tuttora irrinunciabili) per passare attraverso sistemi di puntamento come trackball e mouse. Sino ad approdare alla tecnologia che ha reso sensibili al tocco le superfici degli schermi, oggi tanto cara a milioni di possessori di device mobili come i palmari.
Non deve stupire, quindi, se la spasmodica ricerca di soluzioni innovative coinvolge ormai anche sistemi desktop più complessi, proprio per rendere sempre più amichevole l’utilizzo.
Come sintetizza la simpatica vignetta pubblicata sul Blog OneComics, Microsoft ha aperto la via del “surface computing” con un prodotto denominato proprio Surface (e non poteva essere altrimenti), basato su elementi di vario tipo, di forma piana o sferica, sviluppati per facilitare il rapporto degli utenti con la tecnologia applicata.
Semplicemente poggiando una fotocamera su un ripiano si potranno, ad esempio, scaricare le foto in essa contenute, visualizzandole e maneggiandole virtualmente come se fossero fisicamente appoggiate sulla superficie stessa. Oppure da uno smartphone si potranno estrapolare dei documenti da condividere con altre persone, grazie a sensori dedicati.
Touchwall, che può essere interpretata come una sorta di alternativa a Surface, rappresenta un ulteriore passo di Microsoft in tale direzione. Obiettivo primario è di offrire uno strumento in grado di rendere sensibile al tocco una superficie qualunque. Il sistema appare più semplice, riuscendo probabilmente ad essere proposto a prezzi sensibilmente inferiori. Rispetto a Surface, viene infatti meno la capacità di rilevare un oggetto e di estrapolarne alcune funzionalità .
Due i componenti principali: uno hardware, costituito dal vero e proprio touchscreen ed uno software, che ha il compito di dialogare con il sistema operativo, per il momento solo desktop (tipo Windows Vista), ma che in prospettiva potrebbe allargarsi anche a versioni mobili.
A giudicare dalla presentazione l’utilizzatore riesce a svolgere alcune azioni essenziali, quali selezionare determinate aree, scorrerle, ingrandirle, avviare programmi o consultare documenti sfogliandone le pagine.
I movimenti della mano vengono rilevati da un gruppo di tre fasci laser ad infrarossi collocati sulla base dello schermo, che vengono successivamente elaborati dal software dedicato.
Quali le possibili applicazioni professionali? Per ora mi pare che quella più probabile coinvolga le presentazioni multimediali, che potranno essere affrontate con estrema naturalezza, riuscendo a carpire più facilmente l’attenzione di coloro che vi assistano.
Non resta che aspettare un futuro, forse non tanto lontano, nel quale l’interazione bidimensionale si trasformerà in 3D, magari con proiezioni olografiche, per restituire la sensazione di essere immersi in un mondo virtuale ulteriormente coinvolgente e via via meno distinguibile da quello reale.
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