Facebook raggiunge un accordo con l’Antitrust Usa sulla privacy. E nel frattempo prepara un’ipo da record: la quotazione in borsa è attesa per la primavera del 2012 con cui punterebbe a raccogliere 10 miliardi di dollari, sulla base di una valutazione della società pari a 100 miliardi di dollari.
Partiamo con l’intesa sulla privacy. Il social network e la Federal Trade Commission degli Stati Uniti hanno patteggiato un accordo che prevede, a grandi linee, il consenso preventivo degli utenti prima di modificare le opzioni di privacy (opt-in), audit periodici, l’introduzione della figura del chief privacy officer. In pratica, gli 800 milioni di utenti della creatura di Mark Zuckerberg (di cui 21 milioni in Italia) avranno un maggior controllo sui propri dati.
D’ora in poi, prima di cambiare le opzioni di privacy, per esempio a causa di un aggiornamento del sito o dei servizi che offre, Facebook deve chiedere il consenso e solo dopo averlo ricevuto potrà procedere alle modifiche. Fino a questo momento, succedeva il contrario: i cambiamenti avvenivano automaticamente, e l’utente decideva in seguito se accettarli.
I dati di chi cancella l’account verranno completamente eliminati nel giro di 30 giorni. In più, per i prossimi vent’anni, Facebook dovrà fare un audit, una sorta di controllo, periodico ogni due anni affidandolo a un ente indipendente. La prima di questa verifiche andrà fatta entro i prossimi sei mesi.
Le violazioni di questo accordo prevedono una multa che può arrivare a 16mila dollari per ogni singola voce.
Facebook, come ha sottolineato Mark Zuckerberg, ha annunciato la nomina di due chief privacy officer che saranno responsabili della riservatezza dei dati. Zuckerberg ha ammesso di aver fatto errori in materia di privacy, e sottolineato la «speranza che questo accordo renda chiaro che Facebook è leader quando si tratta di offrire alle persone il controllo sulle informazioni che condividono online».
Tutto questo succede dopo che un’organizzazione per i diritti dei consumatori, la Electronic frontier foundation (Eff), aveva presentato una denuncia nei confronti del social network e la Ftc aveva aperto un’indagine.
Nel frattempo, Facebook pensa alla quotazione in borsa. Si tratta di una delle ipo più attese a Wall Street, e se fino a questo momento se ne era molto parlato, ma sempre con una grande prudenza determinata anche dallo scarso interesse che lo stesso Zuckberger, fondatore nonchè principale azionista, dimostrava per il debutto sul mercato, ora sembra che la macchina della quotazione si stia avviando.
In arrivo, ci sarebbe una delle più imponenti ipo (initial public offering, offerta pubblica iniziale) della storia: il chief financial officer, David Ebersman, starebbe trattando con la comunità finanziaria della Silicon Valley un’ipo da 10 miliardi di dollari, che valuterebbe l’intera società almeno 10 volte tanto. Secondo le cifre rese note da Dealogic, solo tre compagnie americane hanno superato questa cifra: Visa, che ha raccolto 19,7 miliardi nel 2008, General Motors, 18,1 miliardi quando è tornata a Wall Street nel 2010, e AT&T Wireless Services, 10,6 miliardi nel 2000.
In tutto il mondo, solo 13 ipo (comprese queste tre) hanno superato la soglia dei 10 miliardi di dollari. La numero uno del mondo resta Industrial Bank of China, con un’ipo da 21,9 mld nel 2006.
Ma quello di Facebook sarebbe un record per il settore hi-tech. Google nel 2004 partì da un’ipo di 1,9 miliardi di dollari.
Le cifre di cui si parla sono decisamente superiori a quelle delle ultime operazioni del settore (Linkedin capitalizza 5,8 miliardi, Groupon 9,7 mld). I 100 miliardi a cui sarebbe valutata Facebook sono del resto superiori al valore che alla stessa società di Zuckerberg veniva attribuito all’inizio di questo 2011: quando Facebook raccolse 1,5 miliardi di dollari da parte di una cordata di azionisti capitanata da Goldman Sachs, sulla base di una valutazione della società pari a 50 miliardi di dollari. Dunque, un raddoppio, nel giro di un anno.
Appuntamento, se Zuckerberg si deciderà (perchè pare che non ci sia ancora una decisione definitiva), a Wall Street fra aprile e giugno 2012.