L’AGCOM ha varato ufficialmente il regolamento per le modalità di accesso alle infrastrutture per la banda larga di nuova generazione (NGN), sia in relazione alle reti dei collegamenti a lunga distanza che a quelle d’accesso cittadine. Il provvedimento è intitolato “Regolamento in materia di diritti di installazione di reti di comunicazione elettronica per collegamenti dorsali e coubicazione e condivisione di infrastrutture”.
Le linee guida dell’autorità presieduta da Corrado Calabrò si basano su cinque principi cardine: la competizione, gli obblighi di accesso simmetrico, il riconoscimento del rischio dell’investimento nello sviluppo di reti NGN nel caso in cui vi sia l’obbligo di accesso da parte di terzi, riconoscimento delle differenze geografiche e incentivi ai casi di co-investimento.
Sebbene il testo finale della delibera non sia ancora stato pubblicato ufficialmente, pare che Telecom Italia non avrà l’obbligo di offrire l’unbunding sulla fibra, ma piuttosto AGCOM avrebbe deciso semplicemente di istituire l’obbligo di servizio end to end, ovvero la possibilità per i gestori di richiedere tratti di fibra ottica spenta e riattivarli in proprio.
All’arrivo delle voci sulle regole AGCOM si sono create parecchie polemiche tra gli operatori, parte dei quali avevano pregato più volte l’Authority di imporre a Telecom Italia un certo numero di vincoli così da poter utilizzare in qualche modo la fibra che proprio Telecom sta costruendo. Favorire dunque gli investimenti di Telecom o favorire lo sviluppo dei competitor? Pare che AGCOM abbia scelto una via di mezzo, appunto l’end-to-end, nonché Virtual unbundling e bitstream, le quali richiedono un minor livello di infrastrutture per offrire banda larga agli italiani.
Tra i primi commenti arrivati nelle ore in cui sta giungendo il regolamento definitivo per l’NGN, vi è quello di Marco Fiorentino, vice presidente Aiip (Associazione dei principali provider italiani), che ha sottolineato come «Aspettiamo di leggere la delibera (che sarà pubblicata nei prossimi giorni, ndr) per vedere i dettagli. Già ora però diciamo che ci opporremo in tutte le sedi se l’Agcom intende togliere obblighi bitstream nelle zone in cui ci sono solo concorrenti infrastrutturati. È ammissibile toglierli solo là dove c’è una concorrenza reale tra servizi bitstream». Ha commentato invece il presidente AGCOM Calabrò in tal modo: «Con questa delibera l’Italia si colloca nel gruppo ristretto dei paesi che hanno già completato il quadro regolamentare funzionale allo sviluppo delle reti di nuova generazione: gli operatori alternativi avranno a disposizione la più ampia gamma di servizi all’ingrosso per le reti in fibra, e saranno quindi in grado di offrire alla clientela quei servizi innovativi che la banda ultralarga rende possibili».
Telecom Italia dovrà pertanto valutare ove estendere la propria rete in fibra ottica da 100 Megabit che attualmente si trova solo in 40.000 palazzi di quattro città italiane. Vodafone si è apposta chiaramente a quanto emerso con il regolamento, sottolineando come si andrebbe a compromettere con tale decisione la possibilità di sviluppo delle infrastrutture e della competizione sul mercato.