I social network hanno un po’ rimpiazzato i blog. Cambia la rete e cambiano le abitudini di chi la frequenta visto che i diari online e gli articoli personali che mostrnao il proprio pensiero e le proprie idee stanno cedendo il passo ad altri strumenti.
Un po’ per l’irrilevanza di quanto ciascun utente potesse avere da dire – non tutti possono nascere grandi opinionisti – un po’ per la difficoltà di mantenere desta continuativamente l’attenzione su un formato così editorialmente complesso come un post, i blog personali, dunque, hanno ceduto il passo ai social network, molto più adatti ad accogliere le opinioni degli utenti, soprattutto nel caso di Facebook che predilige la comunicazione ad un target ben definito, i propri amici.
Twitter, come i blog, anche per la difficoltà richiesta dalla concisione, si estende non solo ai follower, ma agli utenti che possono essere raggiunti con un corretto hashtag ed infatti presenta un rapporto molto più elevato fra semplici lettori e twitteter attivi.
I blog, in tutto questo, non sono scomparsi, ma sono limitati alle esperienze migliori e stanno vivendo una rinascita con i blog aziendali nei quali l’impresa può accreditare le proprie competenze seguendo le buone pratiche del content marketing.
Il boom dei social network non è però avvenuto invano ed ecco che sempre di più prendono forma formule ibride come Tumblr ed Instagram dove l’utente può, proprio come WordPress, realizzare un proprio blog – generalmente più snello e più visuale – ed entrare in relazione con altri utenti seguendone le attività ed essendo seguito addirittura ri-bloggando cose scritte da altri. La crescita di queste piattaforme è così forte che WordPress stesso sta inserendo funzionalità simili.
Il rischio e il loro limite è però dato dalla distanza di questi strumenti dai social network dove è invece chiaro che, non foss’altro che per ragioni statistiche, le cose accadono. Ecco che pertanto sono nati strumenti, come Storify, Pinterest o Cowbird che rendono possibile la creazione di un proprio spazio andando a rendere facile e immediata l’integrazione di conversazioni, video, foto ed altri elementi provenienti dalle piattaforme social secondo quel principio di apertura che Tim O’Reilly ha definito essere la cifra del Web 2.0. E’ quello che viene definito “social curation” ovvero la gestione di uno spazio editoriale tematico grazie all’integrazione di contenuti tratti dai social media.
Sentiremo molto parlare di queste ultime piattaforme che faranno leva su bookmarklet ovvero su widget resi disponibili per siti terzi (blog, magazine, social) che faciliteranno la condivisione dei loro contenuti su di essi secondo il principio ben chiaro dell’I like di Facebook e che vivrà presumibilmente un boom in virtù dei nuovi effetti di Google+ sul SEO. La novità di Google di rendere molto più social l’esperienza di ricerca dell’utente dando maggiore evidenza ai contenuti condivisi dai propri contatti di Google+ darà un’ulteriore spinta allo spazio che le funzionalità di sharing devono avere all’interno delle strategie di web-marketing.