Lavoro con smartphone e pc personali: le aziende dicono sì

di Andrea Barbieri Carones

Pubblicato 30 Gennaio 2012
Aggiornato 24 Febbraio 2018 09:56

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Ricerca effettuata tra 600 manager mostra che le aziende sono favorevoli all'uso per lavoro di strumenti tecnologici privati da parte dei dipendenti.

Sono in aumento i dipendenti che utilizzano anche in azienda i propri strumenti tecnologici personali, come iPhone e tablet. Secondo questo fenomeno – chiamato consumerizzazione IT, prendendo in prestito il termine inglese consumerization – l’uso delle tecnologie in ufficio durante l’orario di lavoro segue l’evoluzione dell’uso di tecnologie personali.

A individuarne le modalità è una ricerca effettuata da Avanade, società fornitrice di soluzioni tecnologiche e servizi informatici per le aziende, che ha coinvolto 605 manager e decision maker in 17 Paesi, responsabili di business unit e di information technology.

Il primo dato che salta all’occhio è che nell’88% dei casi, i dipendenti utilizzano sul posto di lavoro i propri dispositivi tecnologici; ma tale cifra raggiunge il 90% per l’Italia, Paese da tempo in testa ai consumi di tecnologia per comunicare e all’utilizzo di social network in ambito lavorativo e privato, segno che le aziende non si oppongono quando non addirittura favoriscono questo fenomeno che, in gergo, si chiama “Byod” (bring your own device, ovvero “porta con te il tuo dispositivo”): il fatto che il dipendente sia costantemente collegato è positivo per l’azienda visto che può sempre ritracciarlo e – de facto – estendere l’orario di lavoro anche al tempo libero.

L’obiettivo delle aziende che hanno adottato la politica del Byod è quello di soddisfare al meglio le esigenze dei dipendenti più giovani e attrarre le nuove leve.

A livello globale, quasi un terzo dei responsabili aziendali (32%) ha modificato le policy al fine di rendere più interessante il luogo di lavoro per i dipendenti più giovani. In Italia la percentuale raddoppia: ben il 63% dichiara invece di aver apportato modifiche all’infrastruttura IT per accogliere i dispositivi elettronici dei dipendenti. A livello globale, il 20% afferma che l’utilizzo di dispositivi tecnologici privati in azienda sostiene, di fatto, gli sforzi di selezione e mantenimento delle risorse umane.

Alla domanda sull’impatto dell’utilizzo di tecnologie private in azienda, la maggior parte dei manager (circa il 58%) risponde che il primo risultato ottenuto è la possibilità per i propri dipendenti di poter lavorare ovunque, seguito dall’opportunità di poter lavorare oltre l’orario d’ufficio (42%).

“Per i dirigenti aziendali, l’IT consumerization riguarda più la modalità di lavoro dei dipendenti che il dipendente stesso” ha dichiarato Tyson Hartman, CTO globale di Avanade. “In generale, la nostra ricerca mostra come la produttività e la disponibilità di accesso ai dati siano maggiormente considerate dai responsabili IT rispetto alla possibilità di sollevare il morale dei dipendenti o di fornire maggiori responsabilità ai più giovani.”Anche in Italia, al primo posto troviamo l’importanza della possibilità di accedere ai dati da qualsiasi posto, mentre cambiano le posizioni successive. A pari merito, con il 41%, i dirigenti evidenziano l’opportunità di sollevare il morale dei dipendenti, di favorire la collaborazione tra i diversi gruppi di lavoro e di responsabilizzare maggiormente i più giovani.

Anche se si ritiene che iPhone e iPad sianno sinonimi di IT consumerization, lo studio di Avanade rivela che, sebbene Apple sia senz’altro il player principale in tema di IT consumerization, non è certo l’unico a guidare questo trend: secondo i manager intervistati, infatti, i più noti dispositivi privati utilizzati in azienda sono gli smartphone basati su Android, BlackBerry e laptop di Apple. In Italia, sul podio troviamo BlackBerry, iPhone e laptop con sistema operativo Windows.

Luoghi comuni

Un altro luogo comune riguarda l’utilizzo dei dispositivi esclusivamente per il controllo delle email e per l’accesso ai social network: la ricerca Avanade emerge che i dipendenti utilizzano le proprie tecnologie personali non solo per il consumo di contenuti, controllo email o Facebook, bensì scelgono di implementare in misura sempre maggiore applicazioni aziendali mission-critical.

Alla domanda “Quali sono le applicazioni e i servizi aziendali che i dipendenti utilizzano di più attraverso i propri dispositivi?”, i dirigenti hanno risposto che il 45% predilige soluzioni CRM, il 44% applicazioni per il monitoraggio delle spese e il 38% sistemi ERP. Quest’ultimo dato sale al 63% in Italia.

Nonostante l’opinione diffusa veda le aziende restie a favorire l’IT consumerization, la ricerca globale di Avanade evidenzia, al contrario, come sempre più realtà aziendali siano favorevoli al cambiamento e gli stessi responsabili aziendali dimostrano interesse nel volersi muovere verso questa direzione.

I principali risultati emersi:

  • La netta maggioranza degli intervistati (88%) dichiara che attualmente i dipendenti utilizzano le proprie tecnologie personali per fini aziendali. In Italia la percentuale sale al 90%
  • La maggior parte dei dirigenti di livello C (65%), il 77% in Italia, afferma che l’IT consumerization è la principale priorità nella loro organizzazione
  • In media, le aziende stanno allocando il 25% del budget IT complessivo nella gestione di questo fenomeno. Lo stesso vale per l’Italia, dove il dato si aggira intorno al 28%
  • La maggior parte delle aziende (60%), il 63% in Italia, sta adattando le proprie infrastrutture IT per consentire l’utilizzo delle tecnologie di proprietà dei dipendenti

La ricerca commissionata da Avanade è stata condotta a livello globale da Wakefield Research, istituto di ricerca indipendente, e si è svolta tra ottobre e novembre 2011 coinvolgendo 605 tra dirigenti di livello C, decisori IT e responsabili di aziende leader presenti in 17 Paesi in Nord America, Europa, Sud America e Asia.