Nei prossimi cinque anni, l’Internet Economy nei paesi del G-20 vedrà un’importante crescita e raggiungerà i 4.200 miliardi di dollari. È quanto prevedono i dati contenuti nel rapporto intitolato “Il manifesto digitale: come aziende e nazioni possono vincere nell’economia digitale” presentato in occasione del World Economic Forum appena concluso a Davos, dal Boston Consultin Group e Google.
Il rapporto offre una panoramica sull’impatto digitale dell’economia basata sul Web: qualora la previsione di una crescita dell’Internet Economy fino a superare i quattro mila miliardi di dollari si avverasse, costituirebbe un dato più che importante per l’industria. Alla fine del 2010, si era infatti giunti a 2.300 miliardi di dollari, dunque si stima un aumento di quasi il doppio, obiettivo vitale per le aziende globali che stanno vivendo un periodo di profonda incertezza finanziaria a causa della crisi economica.
Il veicolo più potente di tale crescita verrà alimentato dal numero di utenti globali connessi al Web: si passerebbe da 1,9 miliardi di netizen registrati alla fine del 2010 ai 3 miliardi entro il 2016, ovvero circa il 45% dell’intera popolazione mondiale. A trainare tale crescita sarà la diffusione dei dispositivi mobile: nel 2011 le vendite degli smartphone hanno registrato un balzo del 54% e si stima che entro il 2016 gli accessi effettuati in mobilità peseranno per l’80% di quelli in banda larga.
L’economia digitale legata ad Internet nei paesi del G-20 è dunque in pieno boom e le aziende dovrebbero fissare al più presto un bilancio digitale, dato che ignorare la Web economy è oggi impossibile come sottolineato da David Dean, senior partner di BCG: “Nessuna società o nazione può permettersi di ignorare questo sviluppo. Tutte le forme di business dovranno trasferirsi verso il digitale: la nuova Internet non è più di stampo occidentale o accessibile tramite un PC. È ora un fenomeno globale, ubiquo e votato alla partecipazione“, infatti entro i prossimi cinque anni il 70% dei cittadini connessi in Rete saranno provenienti dai paesi emergenti del G-20, ovvero un incremento del 14% rispetto al 2010.