Proprio nelle ore in cui Google ha implementato le nuove regole sulla privacy dei suoi servizi, ora unificate, l’Unione Europea è intervenuta per esprimere i dubbi che ha circa le medesime: a suo parere, non sarebbero compatibili con la nuova normativa comunitaria sulla protezione dei dati personali.
L’autorità francese Cnil, intervenuta su sollecitazione di Bruxelles, ha chiesto a Google di rinviare l’applicazione delle nuove norme per varie motivazioni: non risponderebbero ai requisiti minimi chiesti dall’UE e soprattutto le spiegazioni fornite dal colosso delle ricerche ai propri utenti non sarebbero assolutamente chiare, anzi difficili da comprendere «perfino per esperti professionisti». Sostiene infatti Cnil: «La nostra analisi preliminare dimostra che le nuove regole di Google non rispondono a requisiti imposti dalla direttiva europea sulla protezione dei dati».
Viviane Reding, vicepresidente della Commissione Europea, la quale si era già espressa in passato circa lo spinoso argomento, è intervenuta per applaudire l’iniziativa della Francia poiché Google non consente ad un utente di poter rifiutare le nuove policy sulla privacy e dunque di prendere decisioni consapevoli. «Chi offre servizi ai consumatori dell’Unione europea deve seguire le regole europee per la protezione dei dati», ha detto la Reding, ricordando che «le aziende devono garantire che le loro regole sulla privacy siano scritte in linguaggio chiaro».
Bruxelles chiede dunque una pausa per poter completare le sue analisi in maniera approfondita e per comprendere meglio se il colosso di Mountain View vìoli davvero le leggi europee in materia di protezione dei dati personali o meno. Google ha comunque risposto tempestivamente alla Cnil e all’Ue, sottolineando che «a cosa più importante da tenere a mente è che facciamo tutto questo per rendere più comprensibile il nostro atteggiamento e i nostri impegni relativamente alla privacy e perché Google sia ancora più efficace per gli utenti».
Le nuove norme sulla privacy consentiranno di combinare e unificare le varie informazioni immesse dagli utenti in ognuno dei servizi di Google, da Gmail a YouTube, passando per Google Maps e tanti altri. L’obiettivo di Google è infatti quello di consolidare in una sola le norme di oltre suoi 60 servizi. Attualmente, l’unico modo per non condividere le informazioni personali è quello di non utilizzare le proprie credenziali per accedere a Google e ai diversi servizi.