Il Cloud Computing è oramai una realtà concreta nei dipartimenti IT, grazie al quale è possibile ammortizzare i costi per le nuove infrastrutture, ottenendo al contempo migliori livello di collaborazione, a tutto vantaggio della produttività aziendale. In poche parole, la tecnologia cloud avrebbe tutte le carte in regola per rivoluzionare gli ambienti di lavoro, se non fosse per alcune leggi europee restrittive sul movimento delle informazioni, che ne ostacolano la crescita.
A fare il punto è il New York Times: i 27 paesi UE adottano a tutt’oggi leggi molto restrittive in merito alla privacy, che se da un lato tutelano da aggressive campagne di marketing e attacchi cybercrime, dall’altro ostacolano il libero fluire delle informazioni che sta alla base del cloud computing.
«Esistono restrizioni sul Cloud computing», spiega Bob Lindsay per Hewlett-Packard Europa. «Ciò non sta uccidendo il business ma ne sta rallentando l’evoluzione, se si fa un paragone con quanto accade negli Stati Uniti». Negli USA, infatti, a differenza dell’Europa, si è infatti assistito ad una ampissima crescite dal Cloud: dai dati Gartner emerge come le vendite legate a questo settore abbiano subito nel 2010 un’impennata del 17%, passando da 58,6 a 68,3 miliardi di dollari.
In Europa, invece, la crescita dei servizi legati al cloud resta modesta, con un giro d’affari pari a soli 18 miliardi di dollari (il 26% del totale).
Nonostante i tentativi da parte di alcune aziende di trovare soluzioni alle limitazioni imposte dalla Comunità Europea, la diffusione e la crescita del cloud in Europa resta (e resterà) dunque contenuta, complice anche la reticenza delle aziende ad abbandonare gli ingenti investimenti “pre-cloud” sulle infrastrutture IT esistenti.