Si è discusso a lungo sulla relazione tra l’utilizzo dei social network sul posto di lavoro e la produttività dei dipendenti. Una recente ricerca condotta per mano di Trend Micro sposta però l’attenzione sul fattore sicurezza: i siti sociali possono mettere a repentaglio la sicurezza delle aziende, tuttavia, la repressione non si rivela la soluzione migliore; occorre rispettare alcune regole base e fornire alcune linee guida ai dipendenti.
Come spiegato da David Perry, global director of education a Trend Micro, «i social network costituiscono un elemento estremamente importante per creare e rafforzare le relazioni, sia a livello personale che professionale». Molte compagnie si focalizzano sui rischi legati ad minore produttività da parte il personale, ma il vero problema sembra essere la sicurezza.
I siti sociali offrono infatti ai cybercriminali infinite possibilità di attacco, con la possibilità di sottrarre importanti dati sia a livello personale che aziendale, oltre al pericolo legato alla iniezione di malware all’interno delle reti aziendali. Ne è esempio il virus Koobface, che è stato in grado di creare, secondo i dati Trand Micro, la più grande botnet Web 2.0, con oltre 51.000 macchine compromesse.
Cercare di impedire l’accesso ai siti sociali non sembra rivelarsi la soluzione migliore, in quanto i dipendenti potrebbero cercare vie traverse per accedere ugualmente a tali strumenti, incrementando così la possibile esposizione ai rischi. Occorre quindi rispettare alcune regole base e fornire alcune linee guida ai dipendenti per un utilizzo sicuro degli strumenti sociali.
Nel 2009, Trand Micro ha rilasciato un interessante whitepaper sull’argomento, dal titolo “Security Guide to Social Networks”.
La ricerca mostra come non ci siano differenze apprezzabili tra piccole e medio/grandi imprese nell’utilizzo dei social network da parte dei dipendenti. Tuttavia, chi possiede un computer portatile sembra decisamente più propenso a visitare tale tipologia di siti rispetto a chi utilizza un computer desktop.
Inoltre, chi possiede un laptop e può connettersi ad Internet utilizzando una connessione esterna al network aziendale, sembra molto più propenso a condividere informazioni confidenziali via programmi di messaggistica istantanea e applicazioni sociali, rispetto a chi utilizza i network della società in cui lavora.