Sbagliare indirizzo email, un danno all’azienda

di Marianna Di Iorio

20 Dicembre 2007 12:30

Lo rivela un'indagine Sophos: i dipendenti che inviano informazioni aziendali riservate ad indirizzi email errati procurano un danno alla loro azienda

I dipendenti ammettono di aver inviato email contenenti informazioni aziendali riservate ad indirizzi di posta elettronica errati. Il tutto a danno della sicurezza della propria azienda.

Lo rivela l’ultimo sondaggio di Sophos, condotto online tra Ottobre e Novembre 2007, su un campione di 500 dipendenti di aziende italiane.

In particolare, il 50% degli intervistati ha dichiarato di aver inviato per sbaglio, dal posto di lavoro, una email contenente argomenti delicati a un destinatario errato. Il 70% delle aziende, inoltre, manifesta la sua preoccupazione per la fuga di informazioni riservate attraverso posta elettronica.

«Poichè la comunicazione tra aziende e tra individui, sul luogo di lavoro, avviene sempre più spesso tramite l’utilizzo della posta elettronica, è ancora più alto il rischio di premere il tasto di invio senza aver prima controllato l’indirizzo del destinatario», così si è espresso Vito Divincenzo, Director of Sales&Marketing di Sophos.

«Dal sondaggio risulta – ha continuato ancora Divincenzo – che la metà dei dipendenti conosce bene la brutta sensazione che si prova nel momento in cui ci si rende conto che un messaggio sta per essere recapitato alla persona sbagliata, e questo dimostra che l’errore umano è un fattore di rischio troppo rilevante per essere ignorato.

Per risolvere il problema, consigliano gli analisti, le aziende dovrebbero installare soluzioni di sicurezza che consentano di utilizzare la cifratura per garantire un invio sicuro delle email aziendali.

«Le aziende che mettono in atto una soluzione e una strategia di sicurezza efficace, sensibilizzando i propri dipendenti a utilizzare la posta elettronica in modo responsabile, riusciranno a ridurre drasticamente il rischio e la probabilità di perdere dati critici», ha, infine, dichiarato ancora Divincenzo.