Nessuna azienda, indipendentemente dalle dimensioni, può permettersi di subire interruzioni del servizio IT, ma è difficile giustificare la spesa necessaria per migliorare le proprie capacità di Disaster Recovery, soprattutto per le PMI e soprattutto in un momento in cui le pressioni per ridurre la spesa IT sono molto forti.
Il Disaster Recovery comporta tradizionalmente il backup di tutti i dati di un’azienda su dei server dedicati, ai quali è possibile accedere agevolmente.
Questi server di backup possono essere presenti onsite o possono essere affittati da dei service provider in modalità Cloud Computing, ma entrambe le soluzioni possono essere molto costose e costituire una parte sostanziale del budget IT di un’organizzazione.
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Figura 1: Costi e prestazioni delle soluzioni di Cloud Computing per il Disaster Recovery
(fonte: Forrester Research)
Nelle soluzioni di Disaster Recovery attualmente disponibili, si osserva una correlazione diretta fra la velocità di recupero dati e il costo. Più velocemente si vuole recuperare i dati, più costerà la soluzione.
Molte aziende dimensioni medio piccole si trovano in difficoltà quando si tratta di migliorare le capacità di Disaster Recovery della proprie organizzazione: non si possono permettere di progettare, realizzare e manutenere la propria soluzione di Disaster Recovery, ma non possono neanche permettersi i servizi di Disaster Recovery forniti dai principali service provider.
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Questi ultimi offrono da un lato dei servizi di recupero dati servendosi di supporti a nastro, da un lato, una serie di servizi avanzati realizzati attraverso un’infrastruttura IT dedicata e tramite la replica dei dati basata su risorse di storage dedicate. I servizi di recupero basati su libreria a nastro sono economici, ma il recupero dei dati richiede, nella migliore delle ipotesi, da 24 a 48 ore. I servizi di recupero dati avanzati ripristinano l’intero ambiente IT nel giro di poche ore, con un pericolo di perdita dati ridotto praticamente a zero, ma sono molto costosi.
Per molto tempo, sono mancati sul mercato servizi di data recovery a prezzi abbordabili in grado di assicurare una perdita dati nulla o minima, e il recupero dei dati in meno di otto ore. Di conseguenza, le aziende di grandi dimensioni hanno preferito realizzare la propria soluzione di Disaster Recovery in-house, mentre le PMI si sono ritrovate vulnerabili sotto questo punto di vista.
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Le aziende, specie quelle che dispongono di budget limitati, stanno valutando l’uso del Cloud Computing per mettere a punto le funzioni di Disaster Recovery. Questo evita loro la necessità di dotarsi di hardware costoso, dato che i dati memorizzati nella cloud si trovano sui server dei service provider. Questi ultimi, a loro volta, dispongono di più sistemi di server situati in sedi diverse ed effettuano regolarmente il backup dei dati dei propri clienti. Ciò offre un livello di ridondanza che sarebbe molto più oneroso da ottenere realizzando dei siti di Disaster Recovery all’interno delle aziende. Gli utenti possono accedere ai propri dati in qualsiasi momento.
Il cloud computing usato per le funzioni di disaster recovery
Il cloud computing è definito come un insieme di soluzioni IT standardizzate (servizi, software o infrastrutture) offerti attraverso la rete internet in base al modello pay-per-use.
Questo offre un mezzo economico per soddisfare le esigenze di protezione dei dati riducendo il costo delle infrastrutture, dei processi aziendali e delle applicazioni.
Un servizio di cloud computing completo offre un sistema di storage, un sistema di file e tutte le applicazioni necessarie per il backup e il disaster recovery . I cloud sono costituiti da numerosi nodi opportunamente interfacciati fra loro, che sono del tutto trasparenti agli utenti. L’utente vede semplicemente un’interfaccia astratta che invia le richieste al cloud e riceve di conseguenza le risposte. I servizi di recovery basati su cloud computing comportano il backup o la replica di server fisici o virtuali presso l’ambiente del service provider, il quale è costituito da server virtuali e da risorse di storage condivise . In caso di disastro, il service provider recupera i server dei clienti attraverso i server virtuali presenti nel proprio ambiente.
Il recupero di file o sistemi non dovrebbe richiedere più di 30 minuti. I clienti devono poter essere in grado di controllare la validità dei dati archiviati. Il fornitore del servizio cloud deve inoltre assicurare l’integrità dei dati archiviati e la sicurezza, consentendo l’accesso ai dati solo a chi è autorizzato. Il cliente può impostare gli intervalli temporali in cui vengono effettuati i backup incrementali. I costi e i livelli di servizio sono concordati fra il service provider e il cliente. Per garantire un livello superiore di sicurezza, i service provider ricorrono a tecniche crittografiche avanzate, di autenticazione e di autorizzazione, e molti di essi ricorrono a chiavi crittografiche diverse e hardware separato per ciascun cliente, per evitare che eventuali problemi ai dati di un clienti si ripercuotano su altri clienti.
Con questi servizi, è possibile recuperare interi sistemi IT nel giro di poche ore al massimo, con il rischio di perdere dati corrispondenti a pochi minuti, al massimo qualche ora, ma senza comportare i costi onerosi di un’infrastruttura IT dedicata, o la necessità di disporre di ingenti risorse di storage per effettuare la replica dei dati. Inoltre, non occorre disporre di connettività a banda larga e a latenza ridotta per collegare il data center aziendale al service provider. Oltre ai costi contenuti e alle buone capacità di recupero dati, i servizi di cloud computing consentono anche di superare alcuni dei limiti dei servizi di disaster recovery tradizionali:
Infatti, il prezzo è trasparente ed è applicato sotto forma di abbonamento. I prezzi applicati includono normalmente tutto il software, le infrastrutture e i servizi necessari per fornire la soluzione completa. L’utente paga tipicamente in base ai Gigabyte di dati, ai server o in base ad entrambi. L’unico costo non incluso è quello per la connettività wireless. L’utente paga solo per i server che desidera proteggere.
Inoltre, la soluzione è semplice e veloce da realizzare, dal momento che gran parte delle operazioni di configurazione possono essere effettuate online, e che non è necessario allocare hardware identico a quello del proprio sistema IT, impostare connessioni proprietarie o negoziare SLA (Service Level Agreement) specifici. Dato che il backup viene effettuato su server virtuali, è sufficiente assicurarsi che vengano utilizzati gli strati di virtualizzazione più adatti.