La spesa ICT nel SSN è in calo assieme alla qualità dei servizi (negli ultimi tre anni, l’Italia è precipitata al 21° posto nella classifica europea), mentre se si investisse nella digitalizzazione si invertirebbe il trend con un vantaggio anche di tipo economico: ben 15 miliardi l’anno. I tagli di Spending Review e Legge di Stabilità nel biennio 2013-2014 valgono circa 5,4 miliardi di euro. In uno scenario del genere, solo le tecnologie possono diventare il fattore abilitante per il miglior compromesso tra efficienza, sostenibilità e qualità.
Gli investimenti attuali
Il Decreto Balduzzi aveva colto nel segno, puntando alla digitalizzazione per ridurre sprechi, eliminare errori e assicurare controllo decisionale. Ma alla teoria non è seguita la pratica, senza interventi concreti e con una spesa in tecnologie digitali per il SSN in flessione e mal distribuita sul territorio. Il 60% del budget complessivo finisce al Nord, dove però si è registrato un calo del 10% degli investimenti a fronte di un +20% nel resto del Paese. Gli ambiti che catalizzano i budget? Sistemi Dipartimentali (80 mln di euro), Cartella Clinica Elettronica adottata dal 21% delle aziende sanitarie (52 mln), Sistemi di Disaster Recovery e Business Continuity (41 mln).
Come ottimizzare la spesa
Come tradurre le stime in risparmi? Secondo Mariano Corso (Osservatorio ICT in Sanità del Politecnico di Milano) il nostro Sistema Sanitario Nazionale necessita di un piano sistemico di innovazione dei modelli di finanziamento e di erogazione delle prestazioni, di cui si è in un evento congiunto School of Management del Politecnico e Alcatel-Lucent. Con un risparmio stimato di 6,8 miliardi di euro l’anno, la rivoluzione digitale del SSN va applicata in settori chiave: Cartella Clinica Elettronica, gestione informatizzata dei farmaci, consegna referti via web, prenotazione online delle prestazioni, razionalizzazione dei datacenter grazie alla virtualizzazione; deospedalizzazione dei pazienti cronici grazie alle tecnologie applicate all’assistenza a domicilio.
Serve dunque un rapido piano d’intervento su larga scala con un approccio mentale inedito, abbandonando il preconcetto per cui le nuove tecnologie sono un lusso, visto che invece apportano benefici anche a breve termine: piuttosto che apportare tagli lineari, allo Stato conviene investire in modo selettivo, mettendo in primo piano la qualità sostenibile e combattendo le inefficienze.
A livello locale, se non altro, si vede la luce in fondo al tunnel: è quasi scomparso il principale ostacolo all’innovazione, ossia la mancanza di visione delle Direzioni Strategiche. Resta però necessaria un’azione concreta da parte del governo centrale e delle Regioni per impegnare al meglio le risorse, nell’ottica di un servizio efficace e di qualità.