Per le PMI che si accostano per la prima volta all’ecosistema di soluzioni e servizi di Cloud Computing non è facile districarsi tra le molteplici offerte di mercato, e parlando con imprenditori e addetti ai lavori di piccole e medie imprese il Cloud risulta ancora poco conosciuto.
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Mercato italiano
L’Osservatorio Cloud & IICT As a Service dalla School of Management del Politecnico di Milano ha fotografato la scarsa penetrazione in Italia: nelle aziende sotto i 250 addetti, sono appena il 22% quelle che dichiarano progetti avviati in quell’ambito ed un ampio 76% che non ne fa utilizzo.
Cloud Computing => lo stato dell’arte in Italia
Il cloud privato prevale sul pubblico (17% contro 5%) e, per quanto riguarda i servizi di maggiore interesse, la prima voce di spesa è per soluzioni IaaS (Infrastructure as a Service) mentre gli applicativi SaaS (Software Ss a Service) sono solo secondi, sebbene presentino i tassi di crescita maggiori. Ultimi i servizi PaaS (Platform as a Service).
Entro fine anno l’85% delle nuove applicazioni aziendali sarà progettato per consentire l’accesso via Cloud (dati IDC): questo vuol dire che lo scenario sta evolvendo con rapidità e che le PMI non possono prendersela troppo comoda.
Diventa strategico tenersi aggiornati su metodologie e approcci alla migrazione (per capire quando e come attuarla) e sui servizi a disposizione sul mercato (per comprenderne i vantaggi ma anche le implicazioni, di sicurezza e non solo). Il Cloud Computing deve essere vissuto come un percorso evolutivo, cominciando con il valutare la propria realtà aziendale e le esigenze e adottando solo in un secondo momento il servizio Cloud più adatto alle necessità interne, selezionandolo in base a funzionalità e finalità perseguite. Soltanto alla fine ci si può concentrare sul processo di migrazione e implementazione.
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Pro
I benefici derivanti dall’adozione di modelli Cloud sono ben noti: la scalabilità del servizio permette di allocare risorse potenzialmente infinite e sfruttare economie di scala, senza esporsi ai rischi di un costoso investimento in infrastrutture IT fisiche.
I progetti di Public Cloud analizzati hanno portato a riduzioni del Total Cost of Ownership stimabili tra il 10 e il 20%, in funzione dell’ambito, della situazione di partenza e dell’efficacia dell’approccio di adozione.
Entro il 2015, il Cloud potrebbe comportare un potenziale risparmio cumulato da 450 mld a 1,5 mld di euro.
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Contro
I fattori frenanti riguardano: l’infrastruttura presente in azienda (nel 40% dei casi), l’inadeguatezza dell’offerta e dei servizi (35%), i problemi di compliance normativa (31%), la difficoltà di quantificare costi e benefici delle soluzioni erogate As a Service (31%) e di implementare efficaci processi di controllo e misurazione dei livelli di servizio interni e del fornitore (25%).
Il tema della sicurezza sembra essere vissuto come uno spauracchio poco attendibile: i CIO intervistati rassicurano sui modelli di Public Cloud che a loro dire hanno fatto registrare un minore numero di casi di perdita di dati rispetto alle precedente soluzioni implementate nelle proprie aziende e hanno anche evidenziato una maggiore continuità di erogazione del servizio.