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Il vocabolario del Cloud

di Noemi Ricci

Pubblicato 22 Gennaio 2016
Aggiornato 15 Febbraio 2017 11:35

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Il glossario con le 20 espressioni più utili per capire a fondo il mondo del cloud computing: guida pratica ad uso delle aziende alle prese con la migrazione di infrastrutture e servizi sulla Nuvola.

La tecnologia è ormai entrata a far parte della vita quotidiana di imprese, professionisti e privati, ma non sempre i termini sono di immediata comprensione per tutti. Ad esempio il cloud computing viene usato praticamente ogni giorno da ognuno di noi, per vedere email o accedere ad altri servizi, ma non tutti conoscono a fondo il significato e gli utilizzi di tale tecnologia che ha semplificato il mondo dell’IT rendendo maggiormente accessibile, anzi in merito vi è una certa confusione. Per questo Verizon ha realizzato una guida delle 20 espressioni e sigle legate al cloud utili da conoscere.

=> Processi, gestione, controllo, anche in Cloud

Cloud compunting

Innanzitutto cosa è il cloud computing? Sostanzialmente il cloud è un mezzo di distribuzione e hosting di contenuti, applicazioni, storage e così via. Un mezzo virtuale comunemente utilizzato per lo storage e la distribuzione di contenuti che fondamentalmente ha sostituito i vecchi supporti, quali CD o floppy disk, fino a poco tempo fa utilizzati per il trasporto di dati e software.

APM

Passando quindi ai termini legati al cloud, in ordine alfabetico, troviamo per primo l’Application Performance Management (APM): la procedura di gestione e monitoraggio della disponibilità di applicazioni software. L’APM consente di determinare la velocità con la quale le applicazioni forniscono informazioni o completano transazioni verso l’utente finale, all’interno di una rete specifica o di un’infrastruttura web-based.

API

Chi non ha mai sentito parlare di API? Le API sono le Application Program Interface, sostanzialmente delle interfacce tra un’applicazione e la piattaforma cloud. Il vantaggio delle API è che queste evitano all’utente di dover modificare le configurazioni manualmente mediante una console cloud, consentendo all’applicazione di apportare modifiche all’infrastruttura cloud quasi in tempo reale.

BYOL

BYOL sta per Bring-Your-Own-License: le aziende pur decidendo di spostare l’applicazione nel cloud mantengono la propria licenza in essere con uno specifico software vendor .

CAMP

Per Cloud Application Management for Platforms (CAMP) si intende una specifica progettata per la gestione semplificata delle applicazioni, compreso packaging e deployment attraverso piattaforme di cloud-computing pubbliche e private.

Cloud ibrido

Il cloud può essere classificato come privato, pubblico o ibrido. Il cloud ibrido rappresenta, come suggerisce il termine stesso, una combinazione della tradizionale infrastruttura IT on-premise con il cloud pubblico e/o privato. In pratica alcune applicazioni e alcuni dati rimangono all’interno dei data center aziendali, mentre altri sono archiviati nel data center del cloud provider. Il cloud ibrido si configura anche quando vi sono ambienti IT che incorporano più piattaforme cloud di diversi fornitori.

Cloud privato

Il cloud privato prevede invece che il provider fornisca tutto l’hardware e il software localizzato nel data centre del provider o in quello dell’azienda. Solitamente il cloud privato presenta costi più elevati ma è in grado di garantire maggiore sicurezza, affidabilità e flessibilità.

Cloud pubblico

Diversamente, con il cloud pubblico tutto l’hardware e il software si trovano presso il data center del provider, dove sono memorizzati i dati aziendali, accessibili via Internet. Il vantaggio per l’azienda è di non dover più acquistare e mantenere un’infrastruttura on-premise hardware e software potenzialmente costosa e di poter contare su una certa scalabilità e accessibilità in genere più veloce grazie all’infrastruttura e competenza del provider. Lo svantaggio è che le risorse hardware e software sono condivise con più organizzazioni con possibili ripercussioni in termini di sicurezza dei dati, affidabilità e flessibilità operativa.

Colocation

I server e i dispositivi fisici di un’azienda sono ospitati all’interno di data center professionali, di proprietà del cloud provider.

CDN

Con il termine Content Delivery Network (CDN) si intendono i dispositivi geograficamente distribuiti all’interno dei quali è presente una cache dove è memorizzato lo stesso contenuto destinato ai browser web. Lo scopo dei CDN è di identificare dinamicamente il server da interrogare per restituire la corretta risposta ad una domanda di contenuto, in maniera rapida ed efficace. L’obiettivo finale è di rendere migliore l’esperienza utente.

Data Center

Abbiamo citato più volte il termine data center, ma cosa è esattamente? Per data center si intende il luogo fisico in cui avvengono le operazioni dell’IT provider, ma anche i diversi apparati fisici nei quali vengono memorizzati, gestiti e distribuiti i dati.

Hosting Dedicato

L’hardware di un provider possono essere noleggiate da un’impresa ad esempio per l’hosting di un sito web, in questo caso si parla di hosting dedicato. Gli apparati del provider possono essere situati on- premise o off-premise e l’azienda gestisce la manutenzione giornaliera dei sistemi hardware, software e sistemi operativi.

Hypervisor

Per Hypervisor si intende la piattaforma (software, firmware, hardware) che gestisce più virtual machine (VM) ed assegna a ciascuna di loro le risorse hardware di uno o più server host.

IaaS

L’acronimo IaaS sta per Infrastructure-as-a-Service, la soluzione che mette insieme hardware e software in sostituzione o supporto di un data center.

Managed Hosting

Un hosting dedicato può prevedere che l’apparato venga collocato presso lo stabilimento del provider, che quindi ne gestisce l’infrastruttura. In questo caso di parla di managed hosting. Le imprese accedono all’ambiente di hosting attraverso un’interfaccia web-based, che offre strumenti on-line per gestire siti web e applicazioni.

PAYG

L’acronimo PAYG sta per pay-as-you-go e rappresenta la possibilità per le aziende di pagare soltanto per i servizi utilizzati, in relazione al tempo di impiego (minuti, ore o giorni).

PaaS

Un’altra categoria di cloud è il Platform-as-a-Service (PaaS) e corrisponde all’utilizzo di infrastrutture gestito da un fornitore per lo sviluppo di software su server virtualizzati. I provider gestiscono i server, il load balancing, i sistemi operativi e la capacità di calcolo mentre le imprese accedono alla piattaforma tramite portali web, API o software specifici del gateway.

SLA

Il Service Level Agreement, o SLA, rappresenta il livello di servizio della soluzione di cloud computing garantito dal provider (tempi di risposta, installazione, disponibilità e così via). Generalmente lo SLA viene concordato tra provider e azienda cliente al momento della firma del contratto.

SaaS

La forma forse più comune di cloud è il Software-as-a-Service (SaaS): il software viene offerto come opzione di leasing, invece che come acquisto una-tantum.

Virtualized Disaster Recovery

Un modo per sfruttare il cloud al meglio è sicuramente quello di affidarsi al Virtualized Disaster Recovery che consente di replicare in rete applicazioni e dati: un back-up completo di dati critici, sistemi operativi, database e applicazioni dell’impresa.

Virtualizzazione

Abbiamo accennato alla virtualizzazione, in ambito cloud con questo termine si riferisce generalmente ai server virtuali: un server fisico ospita le risorse di storage e di calcolo che supportano diversi server virtuali. Le capacità di storage e computing da un singolo server fisico sono distribuite tra i server virtuali come se fossero indipendenti gli uni dagli altri.